Italia in stallo

Una protesta ambientale diffusa in maniera uniforme, dal Nord al Sud del Paese. Animata da timori sempre più indifferenziati e confusa dalla voce silente del mondo scientifico e da un’informazione poco attendibile. Il risultato: un blocco generalizzato di ogni progetto e, cosa peggiore, una diffusa incapacità di guardare a un piano di sviluppo realmente duraturo. È questa l’immagine dell’Italia, a meno di un mese dalle elezioni politiche 2008, emersa nella terza edizione dell’Osservatorio Media di Nimby Forum (Not In My Back Yard, letteralmente “Non nel mio cortile”) presentato ieri, a Roma.

La fotografia scattata dal rapporto rivela, dunque, un preoccupante stato di stallo, caratterizzato da un’impossibilità quasi congenita al cambiamento da parte di cittadini che generalmente non dispongono di strumenti sufficienti per formarsi un’opinione completa e consapevole riguardo scelte inerenti il proprio territorio, la propria salute, la vita di tutti i giorni.

Un dato su tutti: nel 2007 è stato registrato un picco di 193 contestazioni degli impianti (105 dei quali per nuove strutture). A provocare principalmente queste cortocircuito è la significativa carenza di informazioni da parte dei media, a giudizio dell’Osservatorio spesso viziati da una approccio parziale ai problemi e interessati a evidenziare unicamente le ragioni del conflitto. Sono, infatti, oltre 4.100 gli articoli censiti su questi temi in un anno, con picchi di 46 servizi in un solo giorno (la stessa parola “Nimby” – diventata sinonimo di una resistenza incondizionata da pate della cittadinanza nei confronti di una “novità” riguardante la propria area – è stata citata in oltre 510 articoli).

A emergere, così, è soprattutto la voce degli amministratori pubblici locali (a cui viene dedicato il 39,4 per cento del totale degli spazi), seguita da quella dei comitati spontanei (23,4%, undici punti percentuali in più rispetto alla scorsa edizione). Resta decisamente marginale, invece, il risalto alle aziende costruttrici (5,2%), neanche citate nel 62 per cento degli articoli.

Le proteste che attirano maggiormente l’attenzione dei mezzi di informazione sono legate, in prevalenza, al comparto per la produzione di energia elettrica (32,1%, con un aumento delle contestazioni sulle centrali a biomasse, passate in un anno da 9 a 23 casi), seguite da quelle sui termovalorizzatori (22,8%) e i rifiuti (12,4%). E in assenza di un grande caso nazionale – come la Tav in Val di Susa, lo scorso anno – va al rigassificatore di Brindisi la “palma” dell’impianto che ha fatto registrare il picco di 282 articoli dedicati.

A peggiorare ulteriormente questo stato di cose, poi, da una parte, l’atteggiamento delle imprese (poco intenzionate a fare qualcosa per invertire questo andamento, se non quando una crisi è già in atto) e, dall’altra, la percezione della politica sempre più come teatro di scontri, carenze normative, mancanza di programmazione e discordanze decisionali tra istituzioni locali e nazionali. Uno stato generalizzato di malcontento, dunque, che secondo Nimby Forum potrà essere superato solo da un senso di responsabilità generalizzato e da una visione del futuro che sappia portare a una programmazione di sviluppo nel lungo termine: l’Italia deve ritrovare il senso del bene comune, conclude l’Osservatorio, e cercare un rinnovamento delle procedure democratiche nella convinzione che tutela del territorio e sviluppo possono, e devono, convivere. (l.s.)

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