La cella fotovoltaica è tutta da stampare

    Un normalissimo foglio di carta fresco di stampa, con una serie di rettangoli colorati sulla superficie. È così che si presenta una cella fotovoltaica di ultimissima generazione, appena uscita dai laboratori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston. A presentare la nuova e potenzialmente economica tecnica per ottenerla sono Karen Gleason, Michael Kasser, Vladimir Bulović e Miles Barr, con un articolo su Advanced Materials

    Le attuali celle fotovoltaiche sono costituite da due tipi di materiali: una componente attiva – lo strato di celle fotosensibili – e una componente inattiva – il substrato, di solito vetro, che ha funzione di supporto e sul quale vengono stampate le celle solari. L’insieme di tali componenti, in modo particolare il substrato, l’applicazione del film fotovoltaico e la loro installazione può raggiungere costi molto elevati, anche perché sono richieste alte temperature per la lavorazione. 

    Ecco, invece, i vantaggi della tecnica proposta dall’équipe del Mit. Innanzitutto si utilizzano vapori – anziché liquidi – e temperature non superiori a 120 gradi. Il processo di deposizione a vapore, che deve essere effettuato sotto vuoto, è poco costoso e può essere applicato su scala commerciale. Inoltre, il mantenimento di temperature relativamente basse rende possibile l’utilizzo, come substrato, di una più vasta gamma di materiali, tra cui la comune carta non trattata, i tessuti e la plastica (tutti materiali che non resistono alle alte temperature). 

    L’uso di questi materiali permette, inoltre, di creare celle fotovoltaiche che possono essere piegate o arrotolate, senza che ne sia compromesso il funzionamento. Questa notevole flessibilità porta anche a una drastica riduzione dei costi di installazione.

    Al momento, l’efficienza energetica di tali celle fotovoltaiche è bassa – si attesta attorno all’1% – ma i ricercatori, supportati dall’Eni-MIT Alliance Solar Frontiers Program e dalla National Science Foundation, credono che sia possibile aumentarla grazie all’ottimizzazione dei materiali.

    Riferimento: DOI: 10.1002/adma.201101263

    Credit immagine: Patrick Gillooly

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