La favola dell’Universo

George V. Coyne, Giulio Giorello, Elio Sindoni, (a cura di)
La favola dell’Universo
Ed. Piemme, 1997
pagg. 227, lire 32.000

Gli interrogativi sulle origini – dell’Universo, della Terra, della Vita, del pensiero umano – sono profondamente radicati in ogni sistema culturale, alla base delle più antiche credenze religiose, stimolo per le più moderne ricerche scientifiche. Per tentare delle risposte, o almeno per confrontare punti di vista, alcuni studiosi di diverse discipline si sono riuniti al Convegno “Scienza, Filosofia e Teologia di fronte alla nascita dell’Universo” (Varenna 1996). I problemi cosmologici emersi durante l’incontro sono stati discussi e sviluppati in questo volume.

Dal punto di vista filosofico, sono state sostanzialmente messe a confronto le concezioni di culture antiche con quelle contemporanee. Analizzando versetti del Corano, per esempio, Abdal-Haqq Ismail Guiderdoni introduce al pensiero filosofico arabo: “Dio era, e nulla era con lui”. Nella tradizione islamica, Dio è La Realtà e La Verità, ma non può essere definito logicamente in quanto può manifestarsi anche nell’impossibile. Nella verità coranica, la stessa natura della conoscenza è esplicitamente simbolica, ed ogni realtà è simbolo di altre realtà. Nella scienza moderna, invece, questa componente è andata perduta, e non si riescono più a scorgere, nell’universo creato, i segni del suo Creatore.

A partire dall’ontologia greca, invece, diversi studiosi discutono l’antinomia tra Essere e Divenire, ritrovandovi le radici delle diverse concezioni del mondo, la base delle divergenze ideologiche tra Newton e Descartes. Il filosofo Emanuele Severino mette in luce – nelle relazioni tra origine e il suo originato – un possibile “divenire altro” rispetto a quello che si è, e conclude che “il problema dell’origine dell’Universo – come di qualsiasi altra cosa – è un falso problema”.

Dal punto di vista delle religioni, il volume esplora le somiglianze e le differenze tra le concezioni delle grandi religioni monoteiste. G. Laras espone varie speculazioni del pensiero ebraico sulla cosmogonia biblica. Le riflessioni si sviluppano per contrastare le preesistenti dottrine platoniche e aristoteliche, quando solo il pensiero mistico della Kabbalà poteva spiegare una creazione che procedesse dal nulla assoluto. Ecco allora che si delinea un Dio che non nasce ma fa nascere, un Dio che dà forma al mondo secondo il suo disegno. A questo disegno trascendente tutto deve obbedire, anche contraddicendo le leggi di natura. Analizzando, dal punto di vista delle origini, testi come la Genesi, frammenti del libro di Giobbe, di Isaia, dei Salmi, si nota però come la “cosmologia” dell’Antico Testamento non sia “scientificamente” neutrale, perché pone il monoteismo ebraico a garanzia di valori etici. Nella storia di Adamo ed Eva, per esempio, non è l’immortalità che fa essere simili a Dio, bensì la conoscenza del bene e del male: imporre ordini alla natura è capacità divina.

Ma è davvero necessario che la teologia eviti di essere in conflitto con le teorie scientifiche? La dottrina non è un tentativo di spiegare l’origine delle cose ma deve essere collocata in una dimensione ontologica. Se un fisico come Steven Weinberg può affermare che “quanto più l’Universo ci appare comprensibile, tanto più ci appare senza scopo”, il teologo sa bene che l’ultima parola sulla morte dei simboli o sulla scomparsa del cosmo appartiene soltanto a Dio e che un ottimismo puramente evolutivo è soltanto un’illusione.

Ad interrogarsi sulle ipotesi di origine dell’Universo, sull’eventuale presenza di forme di vita extraterrestre, e su come le ipotesi sulla “mente di Dio” possano modificare le attuali concezioni scientifiche e religiose, è invece uno dei curatori della raccolta, George V. Coyne. Il punto di vista della scienza è sostenuto, tra gli altri, da studiosi come l’astronoma Margherita Hack, il fisico Giorgio Salvini e il filosofo Giulio Giorello. Le ragioni per sostenere uno o un altro modello sull’origine dell’Universo sono ricavate dalle attuali conoscenze in Fisica e documentate da dati ottenuti da recenti esplorazioni spaziali, da esperimenti compiuti a bordo di diversi satelliti.

In ogni caso, per avere dati attendibili sull’origine, evoluzione e distribuzione della vita nell’Universo è necessario riuscire ad avvicinare e integrare, in modo coerente, i vari approcci disciplinari, tuttora molto lontani culturalmente. Teorie e modelli si sviluppano e si modificano con le nuove conoscenze, si susseguono l’uno all’altro in tempi abbastanza brevi. Anche se, come conclude Margherita Hack, i “modelli” spiegano le osservazioni utilizzando le conoscenze oggi a disposizione, ma non vanno confusi con l’Universo reale.

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