La Fibula prenestina è autentica

“Manios med fhefhaked Numasioi”, ovvero: “Manio mi fece per Numerio”. Sarebbe questa la più antica testimonianza della lingua latina, incisa sulla Fibula prenestina, la spilla esposta al museo etnografico “Luigi Pigorini” di Roma. Secondo le analisi, condotte da Daniela Ferro dell’Istituto per lo studio dei Materiali Nanostrutturati del Cnr (Ismn-Cnr) e Edilberto Formigli, restauratore e docente di Scienze applicate ai Beni Culturali presso la Sapienza – Università di Roma, il gioiello e la sua incisione sarebbero originali e risalirebbero al VII secolo a. C.

Lunga 10,7 centimetri, realizzata con leghe d’oro di diverse composizioni, la spilla etrusca rinvenuta a Praeneste (Palestrina) nel XIX secolo è stata a lungo considerata un falso, il manufatto di un archeologo. Per far luce sull’autenticità del gioiello, la ricercatrice e il restauratore – non avendo a disposizione dei metodi di datazione per l’oro – hanno studiato la composizione chimica della spilla e le tecniche impiegate per la sua creazione.

“La microscopia a scansione elettronica, accoppiata alla microsonda elettronica a raggi X a dispersione di energia, consente osservazioni ad alta risoluzione della superficie e, contemporaneamente, permette di acquisire dati sulla composizione chimica in elementi”, spiega Ferro. In particolare, i due studiosi hanno impiegato una strumentazione dotata di una camera porta campioni che permette di muovere agevolmente l’oggetto, investigandone ogni parte senza danneggiarlo. In questo modo, senza il bisogno di ricorrere a metodi distruttivi o invasivi, hanno stabilito che gioiello e incisione sono reperti archeologici autentici, risalenti a 27 secoli fa.

Sull’autenticità della spilla e della scritta, basata sull’analisi dei solchi di incisione, la ricercatrice ha poi affermato: “E’ stata anche individuata una riparazione originale che conferma l’uso prolungato dell’oggetto in età antica. È improbabile che un falsario ricostruisse tali dettagli senza una conoscenza delle procedure dell’oreficeria antica che, tra l’altro, non avrebbero potuto essere rilevate se non con sofisticate strumentazioni tecnologiche disponibili solo ai nostri giorni”.

Riferimenti: Cnr

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