La fisica nella città eterna

Giovanni Battimelli e Maria Grazia Ianniello
Fermi e dintorni. Due secoli di fisica a Roma (1748-1960)
Mondadori università 2013
pp. 295, euro 24,00

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La fisica a Roma si associa immediatamente al nome di Enrico Fermi. E così fanno anche gli storici Giovanni Battimelli e Maria Grazia Ianniello, autori di Fermi e dintorni. Due secoli di fisica a Roma (1748-1960). Tuttavia è in quei “dintorni” che si nasconde un vero tesoro, perché dei quattro secoli nei quali si svolge la storia de «La Sapienza», i due scelti dagli autori vedono l’affermazione a Roma della fisica come disciplina autonoma rispetto alla speculazione filosofica, l’instaurarsi della tradizione sperimentale e degli esperimenti dimostrativi pubblici, la professionalizzazione della disciplina, i primi tentativi di lanciare una politica della ricerca agli albori dell’era di Fermi.

Ma anche il “dopo Fermi” rappresenta una storia ricca, soprattutto per l’imponente lavoro svolto da Edoardo Amaldi come traghettatore attraverso gli incerti anni della guerra e successivamente come ricostruttore, fino a fare della fisica romana una delle principali protagoniste delle imprese scientifiche collettive caratterizzanti l’epoca della big science. Ed è perciò proprio alle soglie degli anni Sessanta del secolo scorso che questa storia si interrompe, quando cioè una ricostruzione dell’attività di un singolo istituto non sarebbe più credibile se non come tassello di un grande mosaico.

Dalla ricostruzione di Battimelli e Ianniello emerge come Roma sia stata in alcuni punti della sua storia “fisica” il vero centro della ricerca del Paese. Oltre che negli anni Trenta del Novecento, i ben noti anni di Fermi, è successo alla fine dell’Ottocento, per esempio. Quando Quintino Sella aveva ideato di «trasformare Roma nella capitale scientifica del Paese», scrive Ianniello. Principale protagonista di questo piano è il fisico Pietro Blaserna. Direttore del Regio Istituto fisico. Sotto la sua direzione se ne sposta la sede da La Sapienza a via Panisperna, teatro dei successivi esperimenti di Fermi. Blaserna si adopera per attribuire funzioni essenziali al nuovo istituto. Appassionato di musica e musicista lui stesso, stabilisce l’Ufficio Centrale del Corista uniforme a Roma nel 1887, il primo ufficio che dava il La a cantanti, orchestre, bande di tutta Italia. Una novità internazionale testimoniata dai preziosi strumenti visibili oggi nel Museo di fisica de La Sapienza.

Ma anche più tardi, durante il secondo conflitto mondiale il destino di Roma segnerà le sorti della fisica nazionale. Edoardo Amaldi –come racconta Battimelli- cercherà “di salvare il salvabile”, da un lato concentrando a Roma i pochi fisici rimasti in Italia dopo la diaspora dovuta alla promulgazione delle leggi razziali e allo scoppio della guerra, dall’altro mettendo al riparo gli studiosi da lui diretti da ogni possibile coinvolgimento bellico da parte del regime, anche a prezzo di rinunciare agli studi di fisica nucleare che avevano dato tanto prestigio alla fisica romana.

Nonostante le numerose zone d’ombra ancora esistenti nel ricostruire soprattutto la storia lontana, gli autori hanno potuto disporre di una quantità di fonti documentali, in primo luogo l’imponente archivio di Edoardo Amaldi. E perciò questo volume, sintesi di studi che gli storici italiani hanno effettuato a partire dagli anni Settanta, quando la storia della scienza è diventata appannaggio degli scienziati oltre che degli umanisti, ha anche valore di testimonianza. Infatti la ricerca storica nei dipartimenti scientifici non ha vita facile. Sotto la scure dei tagli lineari una delle prime vittime è la memoria. Ma la memoria è struttura dell’identità di un popolo e troppo spesso si pensa che gli scienziati italiani abbiano contribuito solo in misura marginale a questa costruzione. Non è così. Ce lo ricorda questo libro e la cura e la qualità con cui gli autori hanno ricostruito storie svoltesi in contesti storici e culturali estremamente diversi. Nel caso di Maria Grazia Ianniello, prematuramente scomparsa alla vigilia della pubblicazione, è un vero e proprio lascito, la testimonianza di un lungo percorso professionale condotto con rigore e passione non comuni.

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