La genetica riparte dal Sud

Comprendere la funzione di tutti i geni. È questa la chiave per poter identificare e correggere quelle alterazioni che provocano cancro, diabete, neurodegenerazione e numerose altre malattie. Ed è con questo obiettivo che Biogem, un consorzio costituito esclusivamente da enti pubblici e centri di ricerca, ha creato un laboratorio di genomica funzionale ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino. L’iniziativa è stata annunciata nel corso della conferenza “Dal Dna al Genoma umano: 50 anni di conquiste alla scoperta del mistero della vita” svoltasi a Napoli lo scorso 31 marzo, giorno di apertura della XIII Settimana della cultura scientifica e tecnologica.“La creazione del laboratorio”, spiega Roberto Di Lauro, presidente di Biogem e ordinario di genetica medica presso l’Università Federico II di Napoli, “è il risultato di un finanziamento ministeriale di 20 milioni di euro stanziato nel 2000 in un’ottica di un rafforzamento delle reti di ricerca italiane. Metà dei fondi sono già stati impiegati per promuovere studi, tuttora in corso, di biotecnologia e di genetica molecolare. E per stimolare lo sviluppo di modelli murini di malattie umane, di nuove terapie e di tecniche di espressione genica (arrays) che consentano di studiare migliaia di geni contemporaneamente in un solo animale”. È sorto, inoltre, un centro di bioinformatica che prevede la possibilità per gli studenti di effettuare un relativo master. “Nel settembre 2002”, continua Di Lauro, “sono iniziati, grazie ai rimanenti dieci milioni di euro del fondo ministeriale, i lavori di ristrutturazione di un edificio concesso dal comune di Ariano Irpino, che ospiterà 12 unità e 150 persone, tra ricercatori e personale amministrativo”. Il laboratorio ospiterà tra le altre cose un sistema informatico per l’accesso a banche dati specialistiche e per lo sviluppo di analisi e simulazioni; un sistema per la produzione di proteine ricombinanti e uno per il sequenziamento e l’analisi molecolare dei geni.“Un’iniziativa di grande valore”, ha dichiarato Renato Dulbecco, presidente dell’International scientific advisory committe (Isac), il comitato di esperti chiamato a giudicare le strutture e le finalità del progetto, “che parte da un’ottima idea: quella di basare la conoscenza delle malattie umane sul genoma murino”. La cui recente decodifica ha dimostrato non solo che i geni del topo sono molto simili a quelli dell’essere umano, ma anche che le funzioni dei geni nei ratti sono in gran parte le stesse di quelle dei geni umani corrispondenti. Racconta Dulbecco: “Anche la nascita del Salk Institute a San Diego in California (centro di ricerca biologica di livello mondiale di cui il Nobel italiano è presidente emerito, ndr), è avvenuta, 50 anni fa, con pochi mezzi e molte difficoltà. Jonas Salk, lo scopritore del vaccino antipolio, riuscì, non senza fatica, a trovare i soldi, le persone disponibili ed entusiaste (davvero poche all’inizio: appena quattro, me compreso) e il terreno, donatoci gratuitamente dalla città di San Diego. Rapidamente si sviluppò un piano, venne costruito un piccolo laboratorio temporaneo, che poi si trasformò in un enorme edificio, i ricercatori si decuplicarono e il centro cominciò a esercitare un formidabile potere attrattivo. Perché mai la stessa vicenda non potrebbe ripetersi anche in questo caso, con il medesimo effetto catalitico?”.Il centro Biogem, infatti, oltre a dare un forte impulso allo sviluppo del Mezzogiorno, potrebbe contribuire al “ritorno” di molti cervelli italiani. “La mobilità dei ricercatori”, dichiara Di Lauro, “è naturale. Quello che è preoccupante nel nostro paese è che essa è quasi sempre a senso unico, sbilanciata dalla parte di chi “esce” senza più ritornare. Il problema, poi, è ancora più sentito nel Mezzogiorno, da dove i ricercatori partono diretti non solo all’estero ma anche in altre regioni d’Italia. Biogem, invece, ha tutte le potenzialità per rappresentare un’allettante offerta di lavoro per ricercatori giovani e qualificati”. La pensa così anche Paolo Sassone-Corsi, membro dell’Isac e direttore di ricerca dell’Istituto di genetica e biologia molecolare del Cnrs con sede a Strasburgo. “L’Italia è un paese di serie B dal punto di vista della ricerca per svariati motivi: per scelte politiche, per la persistenza di una mentalità accademica clientelare e nepotista, per una scarsa divulgazione della cultura scientifica. Date queste premesse, il progetto Biogem è, a mio avviso, un’iniziativa da promuovere con tutti gli sforzi possibili. E non solo per i suoi obiettivi scientifici, ma anche per quelli sociali: lo sviluppo del Sud, infatti, potrebbe richiamare scienziati di qualità non solo italiani, ma anche stranieri. Napoli potrebbe, in altre parole, divenire la capitale della genetica e l’Italia stessa potrebbe essere un giorno la California d’Europa”.

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