La mente della natura

Michael Gazzaniga
La mente della natura
Garzanti, 42.000 lire

Ci sono due modi per acquistare un vestito che sia fatto su misura: andare da un sarto o sceglierlo da un campionario pressoché illimitato, talmente vasto da contenere sicuramente un vestito che risulti in tutto e per tutto analogo a quello che potrebbe essere realizzato da un sarto. Questa è l’analogia che, in termini moderni, ripropone l’antico dibattito tra chi considera primario il ruolo dell’ambiente e chi quello del codice genetico nella fissazione delle caratteristiche dei singoli individui. La strada del sarto è preferita dai “culturalisti”, ossia da coloro che sostengono che è l’ambiente a plasmare gli individui, le loro capacità e le loro caratteristiche. La via del campionario estesissimo è invece percorsa dai “genetisti”, ovvero da coloro che ritengono che buona parte delle nostre capacità, scrivere bene o saper giocare con destrezza, sia il frutto di ciò che ci portiamo appresso nei nuclei cellulari.

In questo libro Gazzaniga, neurobiologo dell’Università di California, si schiera con quest’ultimo gruppo, sempre più frequentato, e raccoglie le proposte avanzate in diversi settori della ricerca scientifica sull’uomo. Dall’immunologia alle strutture del cervello, gli esseri umani sono il risultato, afferma Gazzaniga, di un processo di selezione che opera a diversi livelli. Esso, infatti, si presenta non solo per quel che riguarda i meccanismi cellulari che governano l’attivazione degli anticorpi per la difesa del nostro organismo, ma anche nella formazione di strutture corticali, sia a livello delle singole connessioni nervose che per quel che attiene interi sistemi neurologici, deputate al controllo di specifiche capacità cognitive. Quest’ultimo aspetto rappresenta il lato più interessante del contributo di Gazzaniga. A suo giudizio – ma in questo l’autore riporta, e un po’ generalizza, le tesi che il linguista Steven Pinker avanza da qualche tempo – anche le capacità cognitive, come il linguaggio o il riconoscimento visivo, sono il frutto di un processo di selezione che ha fissato in noi abilità altamente specifiche, come quelle di parlare linguaggi con determinate strutture grammaticali e non altre.

Il testo di Gazzaniga, tuttavia, non risulta di facile lettura. Egli dà per scontate diverse conoscenze e non si preoccupa sempre di inquadrare ciò che va affermando in una cornice generale sufficientemente dettagliata. Ne risulta un libro tecnicamente discontinuo, in cui elementi classici e noti si susseguono a discussioni la cui portata non è interamente apprezzabile da un lettore che non sia già avvezzo alla letteratura specifica. Si percepisce, in sostanza, un po’ di “fretta” editoriale. Forse si tratta di una conseguenza di quella dura “lotta per la sopravvivenza” che caratterizza il mondo scientifico statunitense.

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