Categorie: Salute

La “mucca pazza” contagia l’uomo?A Londra dicono sì

Il morbo della “mucca pazza”, che nei mesi scorsi ha destato tante preoccupazioni nell’opinione pubblica e seminato il panico tra gli allevatori di bovini, torna a far parlare di sè. Proprio questa settimana la rivista britannica Nature pubblica i risultati di una ricerca che fornirebbe la prima prova diretta del passaggio dell’encefalopatia spongiforme dai bovini all’uomo. Lo studio è stato condotto dal gruppo di John Collinge della Scuola di medicina dell’Imperial College di Londra.Fino a oggi le diverse forme di encefalopatia spongiforme, che nell’uomo viene detta sindrome di Creutzfeld-Jakob, potevano essere identificate solo in base al tempo di incubazione e ai danni cerebrali provocati negli organismi infettati. Un procedimento lungo, che richiedeva alcuni mesi prima che i sintomi si manifestassero nelle cavie da laboratorio. La tecnica di Collinge sfrutta invece le proprietà biochimiche dei prioni, gli agenti che provocano la malattia. Ogni variante di encefalopatia spongiforme è provocata da una particolare famiglia di prioni che lascia un’inconfondibile “firma”, identificata da Collinge e colleghi.Al contrario degli altri agenti patogeni conosciuti, virus e batteri, i prioni sono privi di acidi nucleici. Sono privi cioè delle molecole in grado di trasmettere informazioni genetiche. Assomigliano invece molto alle proteine. Anzi, i prioni (PrP-Sc) sarebbero proprio una forma modificata di una proteina normale, la PrP-C. Le diverse famiglie di prioni interagiscono con l’innocua PrP-C trasformandola nella micidiale PrP-Sc. Resta ancora da chiarire, tra l’altro, in che modo agenti privi di acidi nucleici, come i prioni, possano plasmare la proteina a loro immagine e somiglianza. Quando vengono trattate con la proteinasi K, le famiglie di prioni reagiscono in modo diverso. E’ questa l’impronta identificata dai ricercatori britannici.Nell’uomo si possono manifestare 4 forme diverse di sindrome di Creutzfeld-Jakob (Cjd). La più comune, detta sporadica (ironia dei nomi…) è di origine ancora misteriosa. Vi sono poi una forma ereditaria, dovuta a un’alterazione del gene della PrP-C, e una forma acquisita per contatto diretto con materiali infetti. Infine c’è la variante che ha provocato il terremoto “mucca pazza”. Quella che si trasmetterebbe mangiando la carne dei bovini malati e che sembra colpire soprattutto i giovani, identificata dalla sigla v-Cjd.L’equipe di Collinge ha osservato che le impronte dei prioni della v-Cjd sono ben diverse da quelle delle altre forme di sindrome di Creutzfeld-Jacob. Mentre sono molto simili alle impronte dei prioni provenienti dai bovini colpiti dalla “mucca pazza”. L’encefalopatia spongiforme bovina e la v-Cjd potrebbero quindi essere provocate dallo stesso ceppo di prioni. A ulteriore conferma i ricercatori hanno effettuato una serie di test dimostrando che l’impronta dei prioni rimane immutata quando questi si trasmettono da una specie animale all’altra.La nuova tecnica inglese potrebbe costituire la base per un test rapido ed efficace nella diagnosi della sindrome di Creutzfeld-Jacob. Potrebbe inoltre aiutare a chiarire come mai i pazienti più anziani, colpiti da altre forme di encefalopatia spongiforme umana, sono invece inspiegabilmente risparmiati dalla sindrome di origine “bovina”.

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