Categorie: Società

La scienza è tutta un film

Matteo Merzagora,
Scienza da vedere. L’immaginario scientifico sul grande e sul piccolo schermo
Sironi editore, Milano 2006, pp. 329, € 15,50

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Scienziati pazzi, medici pericolosi, apprendisti stregoni, inventori svitati, alchimisti utopisti, avventurieri, eroi, sognatori… Sono tante le categorie all’interno delle quali possono, con un po’ di fatica, essere fatti rientrare i personaggi di film e telefilm con un rapporto diretto con la scienza. Uomini (molto raramente donne) che con le loro storie danno una rappresentazione del modo in cui il pubblico percepisce l’idea di chi fa ricerca nei laboratori. Matteo Merzagora, giornalista scientifico per la radio e la carta stampata, si addentra nei meandri dell’immaginario collettivo, sfatando il mito per cui i media hanno in generale una visione distorta della scienza.

L’idea che lo scienziato cinematografico sia sempre cattivo, pericoloso o al massimo noioso è solo un pregiudizio, sostiene l’autore, figlio più che altro di quello che gli scienziati pensano sia la loro immagine pubblica. Così, questo libro racconta come cinema e Tv rispecchiano o determinano la percezione della scienza, e di come questa influenzi o ispiri autori e registi. Dopo una breve rassegna delle origini del cinema scientifico, si affronta il tema dei rapporti tra scienza e guerra (la tecnologia al servizio della vittoria) e il genere del film catastrofico, specchio concreto dei meccanismi di percezione del rischio nell’opinione pubblica. Un capitolo è anche dedicato ai film che si pongono all’incrocio tra robotica, ingegneria genetica e intelligenza artificiale.

Nella seconda parte il volume raccoglie, attraverso schede accurate, pellicole e serie televisive belle e meno belle, riuscite o pasticciate, tutte accomunate dalla riflessione più o meno approfondita sui temi della ricerca nei diversi campi del sapere. Si va dall’immancabile “2001 Odissea nello spazio” a “Doctor Who” da “Star Trek” a “Jurassic Park”, passando per il più bizzarro “Einstein junior” o il meno noto “Lo scandalo del vestito bianco”. Ci sono i film dedicati a singoli personaggi della storia della scienza, come Pasteur, Koch, Darwin o Fermi, e cartoon come “Paperino nel mondo della matemagica”.

I criteri di selezione, avverte l’autore, possono scontentare gli amanti del rigore logico. Sono stati esclusi, per esempio, tutti i film che parlano di dottori e psicanalisti, “non perché vogliamo affermare l’estraneità di queste discipline dal mondo della scienza, ma perché nella maggior parte dei casi la presenza dei medici sullo schermo riflette la malattia e il disagio mentale piuttosto che la ricerca sulle malattie o la professione medica”, scrive Merzagora. Per i film di fantascienza, invece, la discriminante non sta tanto nella verosimiglianza delle storie, quanto nella centralità di scienza e scienziati negli interessi degli autori. Ecco perché i fans dell’avvenente tenente Ripley non troveranno “Alien” in questa lista. Anche la qualità non è un criterio: alcuni dei film qui recensiti, continua l’autore, sono brutti o danno una lettura poco intelligente della scienza e dei rapporti fra scienza e società. Ma l’obiettivo era quello di disegnare una mappa della scienza dal punto di vista del cinema o della televisione, e dunque sarebbe stato fuorviante eliminare i film brutti o scientificamente scorretti.

Elisa Manacorda

Giornalista, è direttrice di Galileo, che ha fondato nel 1996 con altri giornalisti e ricercatori. Scrive di scienza e tecnologia per le principali testate italiane. E’ docente al Master SGP della Sapienza Università di Roma, collabora con il Master in Comunicazione della Scienza dell'Università di Ferrara. Con Letizia Gabaglio è autrice di "Il Fattore X" sulla medicina di genere.

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