La scienza secondo i ragazzi

Adriana Valente (a cura di)
Immagini di scienza e pratiche di partecipazione
Biblink editore 2009, pp. 207, euro 24,00
(disponibile anche in inglese)

Gli scienziati sono utilissimi alla società, ma non guadagnano e hanno scarso appeal. Insomma, tutto il contrario dei politici, che invece servono a poco, ma sono ricchi, seducenti e popolari. Secondo l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr, i ragazzi tra gli 11 e i 19 anni la pensano così, e forse non hanno tutti i torti. Immagini di scienza e di pratiche di partecipazione ci aiuta a capire perché in Italia le carriere scientifiche continuano a perdere colpi.

La prima parte del libro riassume Ethics and Polemics, progetto biennale che ha permesso a studenti di medie e superiori di lavorare con ricercatori e personale della Protezione Civile su alcuni grandi temi della scienza: crisi idrica e cambiamento climatico. La seconda sezione del volume è un mosaico di approfondimenti che attinge a fonti esterne al mondo della scuola, ricordandoci che educazione e comunicazione della scienza chiamano in causa vincoli reciproci a sfondo partecipativo. Nel corso del progetto ai giovani sono stati somministrati dei questionari per indagare la loro idea di scienza. I dato ottenuti evocano una complessità che lascia spazio ad apparenti contraddizioni. L’86% dei giovani, per esempio, dice di amare la scienza, ma solo il 62% si sentirebbe di lavorare in un’istituzione scientifica; lo scienziato è ritenuto la fonte più attendibile, eppure, al di fuori della scuola, la televisione è la prima maestra. A fronte di un basso livello di preparazione, l’interesse dei ragazzi per gli argomenti scientifici è molto alto. Fanno eccezione le questioni etiche: per esempio, il dibattito sulle staminali, che tanto surriscalda i media, lascia freddi e disinformati l’87% degli studenti. L’esplorazione dello spazio conquista la vetta nell’ordine preferenziale: il 61% dei ragazzi dichiara un interesse elevato, con punte del 65,3% tra gli under 14 delle medie. I giovanissimi fanno amicizia e shopping in rete, ma non hanno familiarità con i motori di ricerca, e, quel che è peggio, abilità critiche per orientarsi nel guazzabuglio di Internet. L’Information Literacy, IL o alfabetizzazione informatica, in Italia stenta ancora a decollare.

Gli approfondimenti della seconda sezione iniziano con il racconto di Tommaso Castellani e Anna Parisi, promotori di caffè della scienza. Il loro successo dimostra che i poteri di Internet sono complementari, piuttosto che alternativi, alle forme di partecipazione diretta. Lo conferma Manuela Arata, presidente del Festival della scienza di Genova, un evento che è sempre meno festival e sempre più melting pot di culture e bene comune. Promuovere in parallelo partecipazione e qualità è un leitmotiv anche del saggio dedicato ai musei della scienza (Elisabetta Falchetti, coordinatrice del Museo Civico di Zoologia di Roma) e alla blogsfera (Silvie Coyaud, giornalista). Nadia Tarantini, giornalista, ci regala una lezione di scrittura creativa applicata alla scienza; Andrea Cerroni,  sociologo della Bicocca di Milano, ne offre un saggio pratico costruendo un’apologia ironica.

C’è addirittura chi parla di scholarly skywriting, “scrittura celeste” che, attraversa i confini tra persone e paesi creando un continuum incentivante la creazione di sapere (Daniela Luzi e Rosa di Cesare dell’Irpps). E c’è chi esorta a darsi da fare, perché «Intorno alla scienza c’è molto da raccontare, ma è una narrazione ancora tutta da scrivere» (Pio Cerocchi, responsabile Ufficio Divulgazione e Relazioni Istituzionali del Cnr ). Naturale, allora, che la formazione torni al centro di molti saggi anche in questa seconda sezione. Ma un accento complementare cade anche sul senso dei diritti che è necessario promuovere tra i giovani scienziati. A testimoniarlo è un breve ma  intenso autoritratto di una donna-scienziato, Nadia Rosenthal,che oggi dirige il Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare. La carriera scientifica le è costata anni di sacrifici, ma nessun compromesso “Ho mantenuto un senso di libertà nell’assecondare la mia curiosità perché ho scoperto di non potermi accontentare di niente di meno”. 

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