La sfida di Darwin

Ci sono concetti come “evoluzione”, “selezione naturale”, “adattamento”, “mutazione”, “selezionismo”, entrati ormai di diritto non solo nel patrimonio del linguaggio scientifico della biologia teorica e della sua storiografia, ma anche nel lessico dell’odierna filosofia della scienza. E, non senza errori palesi, anche in quello di uso quotidiano. Parole che ritroviamo utilizzate in aree tematiche apparentemente molto lontane tra loro, come la teoria matematica della complessità, le scienze cognitive, la filosofia della mente, le neuroscienze, la teoria della conoscenza. Eppure, “pochi altri temi, come quello dell’evoluzione, sono così difficili da presentare a un pubblico vario, che comprenda specialisti e non specialisti. I biologi professionisti, soprattutto quelli che se ne occupano direttamente, hanno già una conoscenza assai precisa dell’argomento. Viceversa i non specialisti, fisici, filosofi, o comunque, non addetti ai lavori, molto spesso ignorano i dati fondamentali del problema e inoltre non di rado muovono da posizioni ideologiche che impediscono loro di affrontare il tema senza preconcetti”.

Alla sfida lanciata nel 1981 con queste parole dal biologo, epistemologo e storico della biologia Ernst Mayr ha risposto la I edizione della Scuola estiva internazionale di filosofia e storia della biologia, le cui lezioni e dibattiti hanno avuto corso dal 25 al 30 settembre scorso, con il titolo “Prospettive darwiniane tra Scienza e Filosofia”. Un appuntamento che ha sancito la nascita di un interesse nuovo verso la filosofia della biologia, disciplina che, mai come oggi, risulta teorica ma anche strettamente correlata all’attualità. Scenario dei corsi e sede istituzionale della Scuola la Fortezza Sangallo a Nettuno, dove, per sei giorni, biologi molecolari, naturalisti di ogni campo, neurobiologi e psichiatri, storici della scienza e, naturalmente, filosofi hanno potuto confrontarsi su tematiche che vanno dalle questioni aperte di biologia teorica contemporanea alla “grande sintesi” tra teoria darwiniana genetica e pensiero popolazionale, alla rilevanza delle concezioni evoluzionistiche per il paradigma ecologico.

L’ingresso di questi concetti, frutto di una vicenda giunta ormai a più di centoquaranta anni di età (La prima edizione de L’origine della Specie di Darwin risale al 1859) è una delle sfide più importanti del pensiero naturalistico alle concezioni filosofiche del nostro tempo, e contemporaneamente, l’occasione, da parte della filosofia della scienza, per riflettere sul loro statuto. Che non è sfuggita a un gruppo di ricercatori appartenenti alla Società italiana di logica e filosofia delle scienze, i quali, forti di un interesse consolidato da un lavoro di molti anni di ricerca nel campo della riflessione filosofica e storica sulla biologia moderna e contemporanea, hanno dato vita a questa scuola. Da Marcello Buiatti, biologo molecolare e genetista dell’Università di Firenze, a Pietro Omodeo dell’Università di Siena, Alberto Oliverio, psicobiologo del Cnr, Gilberto Corbellini, dell’Università “La Sapienza” di Roma, Aldo Fasolo, dell’Università di Torino, Werner Callebaut, del Konrad Lorenz Institut di Altenberg, Vienna, Roberto Cordeschi, dell’Università di Salerno, e poi, naturalmente, il gruppo di studio sulla filosofia della biologia, composto da Elena Gagliasso, dell’Università “La Sapienza” di Roma, Barbara Continenza, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, e Massimo Stanzione dell’Università degli Studi di Cassino. Insomma, la filosofia della biologia è una campo di ricerca che esiste, che gode di ottima salute, e che da oggi ha anche un luogo istituzionale dove confrontarsi con le sfide dell’attuale ricerca scientifica e filosofica.

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