Tra tutte le ricette per uscire dalla crisi, ne mancava giusto una che facesse appello alla stupidità. La bizzarra proposta è venuta fuori di recente in uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Management Studies, a firma degli economisti della Lund University svedese. Gli scienziati hanno formulato la teoria della “stupidità funzionale“, che, se applicata con moderazione, potrebbe avere una funzione importante per incrementare l’efficienza di un’azienda.
Ecco di cosa si tratta. “Definiamo stupidità funzionale l’assenza di riflessione critica“, spiega Mats Alvesson, uno degli autori del lavoro. “Si tratta di uno stato di unità e consenso che scoraggia i dipendenti di un’azienda dal mettere in discussione le decisioni che vengono dall’alto. E, paradossalmente, talvolta questo può aiutare ad aumentare la produttività“. Secondo lo scienziato, comunque, si può trattare di un’arma a doppio taglio, “funzionale” perché aiuta a rendere i dipendenti concentrati entusiasticamente ed esclusivamente sul lavoro da svolgere, e “stupida” per i problemi che possono emergere quando non ci si pongono domande critiche su quello che si sta facendo: “L’uso a breve termine di risorse intellettuali, il consenso cieco e l’assenza di domande potrebbero oliare la macchina organizzativa di un’azienda”, prosegue Alvesson. “Ma c’è anche il rischio che ne decretino lo sfascio“.
Secondo i ricercatori, alcuni settori sono più “stupidi” di altri. Le aziende che vendono servizi, cioè beni non tangibili, o prodotti di marca, come parte dei mass media, società di consulenza e industria della moda, sarebbero particolarmente disposte a sviluppare la stupidità funzionale: “Funziona soprattutto nelle economie dominate dai marchi, dalla persuasione con immagini e simboli. Nelle aziende di questo tipo, è preferibile che le persone abbiano una fede entusiasta in attività che non debbano direttamente soddisfare un bisogno”.
In sostanza, più “stupidi” ma senza strafare. Secondo Alvesson, è necessario ripensare il concetto di gestione aziendale per gestire il delicato equilibrio e le possibili insidie della stupidità funzionale.
Riferimenti: Journal of Management Studies doi:10.1111/j.1467-6486.2012.01072.x
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