La temperatura dell’universo neonato

Alla scoperta dell’Universo giovane. Fino ad oggi gli scienziati hanno sviluppato complicati modelli per tentare di descrivere cosa accadde subito dopo il Big Bang, circa 13,7 miliardi di anni fa. E in linea di massima questi modelli sono stati supportati dalle osservazioni, almeno da quelle che è stato possibile effettuare. Una nuova prova si va ora ad aggiungere a quelle già raccolte: uno studio di un gruppo internazionale di astronomi ha infatti confermato le previsioni sulla temperatura del cosmo quando aveva appena un paio di miliardi di anni.

Gli astronomi ancora non sanno se i modelli siano o meno in grado di descrivere correttamente come l’Universo si è raffreddato ed espanso, e molti sono i punti poco chiari, a patire da come le galassie si siano potute formare in soli due miliardi di anni, subito dopo la creazione dei primi atomi. Una conferma importante a questi modelli arriva ora dalle rilevazioni del Very Large Telescope dell’European Southern Observatory. Come illustrato in un articolo appena pubblicato su Astronomy & Astrophysics infatti, “il super-occhio” è stato puntato nella direzione di una galassia lontana circa 11 miliardi di anni luce, e ha permesso di ricavare la temperatura delle nubi di gas al suo interno.

L’estrema lontananza delle nubi rende impossibile captarne la luce direttamente. Gli astronomi si sono quindi serviti della luce di un quasar che si trova oltre la galassia. Il quasar (il corpo celeste più luminoso dell’Universo) ha funzionato come una sorta di faro, sparando la luce attraverso le nubi di gas. Dall’analisi dello spettro delle radiazioni che sono arrivante fino a noi, i ricercatori hanno dedotto la presenza di molecole di monossido di carbonio (CO) e di due forme di idrogeno, dal cui movimento è stato possibile stimare la temperatura delle nuvole di molecole: circa 9,15 gradi Kelvin. Un dato che conferma, quasi esattamente, quanto previsto dai modelli adottati fino ad oggi e che supporta la teoria del Big Bang.

Secondo Raghunathan Srianand dell’Inter University Centre for Astronomy and Astrophysics di Pune (India), a capo dell’equipe che ha condotto lo studio, questa analisi dice molto anche riguardo la formazione delle stelle all’interno della galassia: “La composizione chimica, la temperatura e la densità del gas indicano che questo processo si è verificato a una velocità cinque volte superiore rispetto a quello che ha portato alla formazione della Via Lattea, spiegando perché l’Universo giovane si sia potuto formare tanto rapidamente”. (l.s.)

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