La Ue dichiara guerra ai batteri

Undici miliardi e mezzo di Euro. È la cifra che l’Unione Europea ha stanziato per affrontare il problema della resistenza agli antibiotici che, ormai è sempre più chiaro, rappresenta una delle più grandi sfide sanitarie per gli anni a venire. Per questo ha preso avvio nel mese di marzo il progetto Grace (Genomics to combat Resistance against Antibiotics in Community-acquired LRTI in Europe), che prevede la costruzione di un network di eccellenza, composta da 17 gruppi di ricerca in 9 paesi europei, con lo scopo di migliorare la conoscenza epidemiologica sulle infezioni respiratorie, sviluppare nuove metodologie diagnostiche e migliorare i protocolli d’uso delle terapie antibiotiche, e formare i medici sul territorio in modo che le nuove conoscenze scientifiche vengano rapidamente tradotte in applicazioni cliniche. La prescrizione eccessiva di antibiotici in Europa contro malattie come bronchiti e polmoniti sta contribuendo sempre più pesantemente allo sviluppo di ceppi di batteri resistenti. “Negli ultimi decenni”, spiega Herman Goossesns dell’Università olandese di Leiden, che sarà coordinatore del progetto, “la ricerca su nuovi metodi diagnostici per distinguere le infezioni batteriche da quelle virali e quindi individuare i casi in cui serve un antibiotico è stata scarsamente finanziata, mentre la maggior parte dei soldi sono andati a coprire la ricerca di nuovi farmaci”. Tuttavia i risultati sono stati in buona parte deludenti. Sono molto pochi i nuovi farmaci attualmente in sperimentazione, mentre la resistenza ad antibiotici e antivirali sta crescendo. Per questo Grace porta con sé un cambio di filosofia. Spostare energie e fondi dallo sviluppo di nuovi farmaci alle procedure per usare più selettivamente quelli esistenti. Nel corso dei prossimi cinque anni, i centri che partecipano a Grace collaboreranno per raccogliere dati sulle infezioni respiratorie e sulla loro eziologia, applicare i più moderni metodi della genomica per sviluppare nuovi metodi diagnostici.Per l’Italia partecipa un gruppo di ricerca coordinato da Francesco Blasi, professore di malattie respiratorie all’Università di Milano, che ha tra l’altro al responsabilità di coordinare la parte del progetto che riguarderà educazione e formazione. Man mano che il progetto produrrà novità scientifiche e tencologiche, come nuovi dati epidemiologici sulla diffusione dei principali agenti microbici, nuove tecniche diagnostiche o protocolli terapeutici, verranno organizzati workshop dedicatai a medici e tecnici di laboratorio a margine dei congressi delle principali società scientifiche.”In Italia, come ovunque, il problema dell’abuso di antibiotici è notevole” spiega Blasi. “Ci sono studi molto ben fatti che dicono, per esempio, che a livello pediatrico il 90 per cento dei bambini con infezioni delle vie respiratorie prende antibiotici, quando solo il 20 per cento ne avrebbe bisogno”. Tuttavia, fa notare Blasi, la sfida per il futuro non è necessariamente ridurre l’uso di questi farmaci, ma renderlo più mirato. “La riduzione indiscriminata sarebbe un pericolo. Diverse ricerche mostrano che dove si riduce l’uso di antibiotici tout court si ha un aumento della mortalità. Non ci dimentichiamo che gli antibiotici sono stati un fattore fondamentale nell’aumento della durata media della vita negli ultimi decenni. Il problema è identificare i pazienti a cui è bene somministrare l’antibiotico e quelli per i quali non serve”. E in questo momento, prosegue Blasi, oltre allo sviluppo di nuovi test diagnostici, è cruciale diffondere le conoscenze più moderne anche nei paesi dell’est Europa, appena entrati nella Ue. Questi paesi si trovano, in campo microbiologico e clinico, a un livello più arretrato del resto d’Europa, ed è importante portarli rapidamente alla pari o da quelle zone verranno contributi notevoli allo sviluppo di resistenze.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here