La Ue promuove l’agricoltura verde

La desertificazione avanza. Ben il 39 per cento della superficie terrestre è colpita dall’inaridimento del suolo, per un totale di più di 100 paesi e oltre 250 milioni di persone coinvolti. In Europa il 65 per cento delle aree agricole aride e sub-umide ne è interessato, in particolare il bacino del Mediterraneo. E l’Italia non è immune. Il Sud del paese, infatti, presenta fenomeni di degrado preoccupanti. Alla vigilia dell’Anno Internazionale dei deserti e della desertificazione indetto dalle Nazioni Unite per il 2006, la Commissione Europea intraprende un dialogo con le Regioni per definire le azioni di sviluppo rurale da avviare nella nuova programmazione 2007-2013. Il primo passo lo fa con il convegno “Sviluppo rurale e lotta alla desertificazione. Integrazione delle questioni ambientali nelle misure della politica agricola comune e del piano di sviluppo rurale per combattere la desertificazione e l’erosione del suolo nell’area mediterranea”, organizzato a Potenza dal 20 al 22 ottobre dall’Università degli Studi della Basilicata.

“L’iniziativa nasce con l’esigenza di capire come ogni singola regione può contribuire nella lotta alla desertificazione”, spiega Giovanni Quaranta, organizzatore dell’evento e docente del Dipartimento tecnico-economico per la gestione del territorio agricolo-forestale dell’Università della Basilicata. “La Commissione ha indicato circa 40 azioni di sviluppo rurale e di buona gestione del territorio che possono contrastarla. Poi tocca alle regioni decidere se metterle in pratica e implementarle tutte, nessuna o solo in alcune aree e non in altre”. Secondo l’Annuario dei dati ambientali presentato nel luglio scorso dall’Agenzia per la protezione dell’Ambiente (Apat), due terzi del suolo italiano sono a rischio erosione e desertificazione. Il territorio della Sardegna è un caso emblematico: il 51 per cento è segnato da condizioni critiche di desertificazione e il 38 per cento da aree fragili. Ma ci sono anche la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Basilicata. In Sicilia il territorio sensibile alla desertificazione è pari al 36,6 per cento e interessa cinque province (Siracusa, Enna, Ragusa, Trapani e Agrigento), mentre in Puglia è del 18,9 per cento. “Le cause sono da cercarsi nel clima ma anche nell’azione dell’essere umano, che gestisce male il terreno o lo sfrutta troppo. I risultati sono la perdita di fertilità, i dissesti idrogeologici, la salinizzazione.

Tutto questo ha dei costi: secondo la Convenzione dell’Onu sulla desertificazione e sulla siccità (Unncd) ogni anno vanno persi 12 milioni di ettari di terreno agricolo mentre la perdita di reddito è di 45 miliardi di dollari”, continua Quaranta. “La Basilicata può proporsi come modello di riferimento su scala euromediterranea, per il bagaglio di esperienze acquisite con i progetti e le attività di alta formazione che promuove”.E non solo. Dal convegno emerge che sono più di 5 mila le aziende lucane convertite all’agricoltura biologica, importante nella conservazione del territorio, con una superficie coltivata pari a 130 mila ettari. Primato che la Regione vuole consolidare con un bando per la difesa del suolo di prossima pubblicazione e con il rafforzamento delle capacità degli operatori agricoli. “La nuova politica dell’Unione, infatti, va sempre più in direzione di un agricoltura verde, di una maggiore valorizzazione delle risorse umane, attraverso la formazione professionale degli operatori agricoli e l’avvio di servizi di assistenza alla gestione delle aziende agricole”, spiega Quaranta. “Inoltre intende promuovere lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo e alimentare incoraggiando la cooperazione tra agricoltori, industrie alimentari e altre comparti. E stabilisce delle indennità a favore delle zone montane e di altre zone caratterizzate da svantaggi naturali, per incentivare l’uso continuativo delle superfici agricole, la cura dello spazio naturale, e il mantenimento e la promozione di sistemi di produzione agricola sostenibili”.

Proteggere il suolo è importante anche per preservare la risorsa acqua. Quando un terreno è soggetto a erosione, infatti, i detriti vanno a finire nei corsi d’acqua e nelle dighe (in Basilicata ce ne sono ben 19). “Inoltre, quando l’acqua non è gestita bene non filtra nel terreno e non si rende disponibile per altri usi”, conclude Quaranta. “Il tema della lotta alla desertificazione e alla siccità è prioritario e con un altro incontro, in programma in tarda primavera, valuteremo l’impegno delle regioni nella conservazione dei nostri suoli”.

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