Ladri di sabbia

Grazie alle lamentele di alcuni cittadini insonni per il fragore notturno causato dalle motodraghe al lavoro è stata scoperto un gravissimo scempio ambientale nel Nord-est: il prelievo abusivo di sabbia in aree del Po, dell’Adige e del Brenta sottoposte a tutela ambientale e paesaggistica. Un’attività del tutto illecita che alcuni imprenditori svolgevano con la compiacenza di pubblici ufficiali che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di controllori. Dopo sei mesi d’indagine e decine di migliaia di intercettazioni telefoniche, lunedì scorso su mandato della Procura di Rovigo il Corpo Forestale dello Stato ha arrestato 20 persone coinvolte a vario titolo in questo saccheggio. Altre quattro sono state indagate a piede libero mentre un geologo è stato interdetto per due mesi dall’esercizio della professione. Tra le accuse, quella di associazione per delinquere in concorso finalizzato al riciclaggio, furto aggravato, falso ideologico e materiale, truffa ai danni della Regione Veneto, corruzione, rivelazione di segreti d’ ufficio. Secondo gli investigatori, l’organizzazione avrebbe avuto “a libro paga” alcuni dipendenti pubblici, in particolare del Genio civile, retribuiti mensilmente con cifre fra i 1000 e 3500 euro e con gadget vari: telefonini, macchine fotografiche, carburante e altri. L’indagine, ha dichiarato ieri in una conferenza stampa Paola Degan, coordinatrice provinciale di Padova e Rovigo del Corpo Forestale dello Stato, è la prima che riesce a colpire una presunta associazione responsabile di reati ambientali e avrebbe portato alla luce solo una piccola parte del saccheggio ambientale in atto nel Veneto. (m.b.)

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