Categorie: Società

L’Amazzonia privatizzata

Forse già entro la fine dell’anno le multinazionali del legname otterranno nuove concessioni per abbattere alberi in Amazzonia. La novità è che lo faranno all’interno di aree protette, con il beneplacito del governo brasiliano. L’Ibama, l’ente federale per l’ambiente, ha stabilito che il taglio industriale di legname pregiato non è in contrasto con la filosofia di gestione delle Foreste Nazionali, le aree protette che il governo destina alle pratiche di uso sostenibile delle risorse naturali.

L’intero Forum Brasiliano delle Organizzazioni Non Governative e dei Movimenti Sociali si è dichiarato contrario all’operazione, che i pessimisti hanno soprannominato “la privatizzazione delle foreste nazionali”. Il lungo documento di condanna è stato firmato da centinaia di gruppi ambientalisti, movimenti delle popolazioni indigene, esponenti politici e ricercatori.Ma a nulla sono valse le opposizioni interne e le preoccupazioni internazionali. Il presidente dell’Ibama, Eduardo Martins, è convinto di aver escogitato una sorta di quadratura del cerchio ecologica: coniugare l’uso sostenibile del delicatissimo ecosistema della foresta pluviale con lo sfruttamento industriale del legname da parte dei privati. Secondo gli ambientalisti, invece, l’unica cosa di cui Martins è certo è che questa operazione gli varrà la poltrona di Ministro dell’Ambiente dopo le elezioni presidenziali del prossimo anno.

Le prime concessioni per l’abbattimento verranno rilasciate all’interno della Foresta Nazionale del Tapajòs, nello stato del Parà, a due passi dal Parco Nazionale dell’Amazzonia. E’ un’area ricchissima in biodiversità, e già seriamente danneggiata dalla costruzione della Transamazzonica e dall’inquinamento da mercurio dovuto all’estrazione dell’oro. In realtà i funzionari dell’Ibama avevano già attivato tempo fa questo esperimento di “deforestazione sostenibile” sul Rio Tapajòs. Dimenticandosi però di consultare, come prevede la legge, le comunità che vivono nell’area. Di conseguenza il progetto è stato bloccato da un’ordinanza della Corte Federale brasiliana. Ora l’ente governativo sta mostrando alla popolazione i vantaggi economici che deriveranno dal taglio del legname, e conta di ottenere l’approvazione del progetto prima della fine dell’anno.

Nel frattempo, mentre il presidente brasiliano Fernando Henrique Cardoso dichiara al mondo che l’Amazzonia si avvia verso un roseo futuro di sostenibilità ambientale, il governo ha rilasciato i nuovi dati sullo stato dell’ambiente. La deforestazione è cresciuta del 34% fra il 1991 e il 1994, gli incendi in Amazzonia sono aumentati del 30% fra il 1996 e il 1997. E per ogni ettaro deforestato legalmente ce ne sono quattro devastati di frodo, spesso dalle stesse compagnie che ora mirano a ottenere le concessioni nelle Foreste Nazionali.

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