Fare in modo che le donne siano più presenti all’interno del mondo scientifico e nell’industria per lo sviluppo tecnologico. Questo il contenuto di una relazione pubblicata oggi, giornata della donna, dagli enti britannici Institute of Physics e Daphne Jackson Trust. La relazione prende spunto da un dibattito aperto già nel settembre 2003, che coinvolge scienziati, industria e politica, in Europa e negli Stati Uniti. Julia King, a capo del Institute of Physics, spiega quanto sia importante che il mondo scientifico e l’industria pongano un limite alla predominante presenza maschile. La società incoraggia le giovani sempre più verso indirizzi umanistici, non prospettando mai i possibili benefici per una donna impiegata nel settore scientifico; e l’industria stessa non sembra supportare in alcun modo la permanenza e la carriera delle donne nei settori tecnici. Tutto ciò ha un costo alto: gli investimenti nella formazione di personale che poi interrompe il rapporto di lavoro, rappresentano una perdita notevole. Inoltre è importante per una società dinamica mantenere un ambiente di lavoro “diversificato” e più flessibile. Non sono dunque i circuiti elettrici o le equazioni ad escludere le ragazze dalle professioni scientifiche: come spiega Helga Ebeling, esperta del Women and Science Unit of the European Commission, più del 50 per cento delle ragazze europee ha il potenziale per studiare materie tecnico/scientifiche, ma università e azienda non sono ancora pronte a valorizzarle. (m.zi.)
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