Le radici multietniche degli italiani

“Nessun altro paese, all’est come all’ovest, al sud come al nord, accoglie e riflette tanti apporti di civiltà, tra loro diversi eppure tutti determinanti”. Si conclude così “Storia degli Italiani”, l’ultima fatica che Sabatino Moscati, storico dell’antichità, ha voluto lasciare come eredità intellettuale di una vita interamente dedicata allo studio delle civiltà antiche.

In quella frase c’è anche tutto il significato del libro: la storia del nostro paese è la storia dei popoli che l’hanno abitato. Che fossero autoctoni come gli Apuli o i Liguri, che venissero dal mare, come i Greci e i Fenici, o dalla terra, come i Celti, non importa: tutti hanno contribuito al formarsi della cultura italica. Per questo, secondo Giancarlo Susini, storico e curatore del volume, il libro, anche se tratta argomenti di storia antica, è un testo di storia contemporanea e di straordinaria attualità. Mai come oggi, infatti, quando si riaffacciano preoccupanti segni di intolleranza e di xenofobia, c’è bisogno di capire come una delle civiltà più fiorenti della storia sia nata dalla confluenza di tante culture diverse.

Il testo racconta un millennio di storia italiana, dalle origini delle civiltà italiche fino all’età di Augusto. “Nel libro”, spiega Susini, “non c’è nulla di nuovo da un punto di vista strettamente archeologico. E’ una raccolta di dati antropologici, e linguistici già noti”. La novità è nell’interpretazione che Sabatino Moscati dà di questo materiale. Un’interpretazione che permette di capire come sono nati gli Italiani. Moscati ricostruisce il processo storico seguendo il cammino di tutti i popoli che hanno raggiunto la nostra penisola. Un cammino ricco di incontri e più spesso di scontri con genti che già abitavano l’Italia preistorica.

“Un’altra considerazione importante contenuta nel libro postumo di Moscati”, aggiunge Susini, “è quella sul significato della parola radici, un vocabolo fin troppo usato in questi ultimi tempi, tanto da diventare logoro. Le radici evocano l’immagine di un eroe fondatore come Romolo o Enea, un capostipite da cui tutto è iniziato”. Troppo a lungo però gli studiosi moderni, condizionati dalle fonti storiche antiche, hanno spiegato la formazione delle culture in Italia ricorrendo all’immagine del capostipite. Il risultato è stato un’interpretazione della storia che non corrisponde alla verità descritta dai reperti archeologici. Le radici, afferma invece Moscati nella sua ” Storia degli Italiani”, non sono il risultato di un unico evento, ma di un afflusso di popoli diversi, con storie differenti, che sono venuti progressivamente a contatto l’uno con l’altro fino a integrarsi.

Secondo Moscati gli Italiani sarebbero nati attraverso due processi distinti. Uno interno alla Penisola, fatto di lotte ma anche di scambi commerciali. E uno esterno, dovuto ai continui contatti con la culture micenea, greca e fenicia. Un ruolo importante avrebbe anche avuto la nascita delle prime città alla fine dell’età del ferro. Ma la vera svolta si ebbe con l’unificazione linguistica della Penisola. Come spiega Giancarlo Susini: “Il latino fece da coagulante tra le diverse culture”. Infatti, la progressiva imposizione del latino non soffocò gli idiomi locali, ma raccolse termini e simboli diversi, per esempio quelli fenici, creando una lingua comune a tutte le diverse popolazioni.

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