Denis Diderot, Jean-Baptiste d’Alembert
Encyclopédie. Le tecniche, terzo volume. Tutte le tavole
Mondadori, 2003, pp 282, euro 14,80
Rischiarare le tenebre con il lume della ragione. Questo lo scopo degli Illuministi francesi, che alla metà del Settecento diedero una violenta scossa al panorama intellettuale europeo. La potenza della ragione era considerata universale, capace di dominare qualsiasi spazio, non solo teorico ma anche geografico. Simbolo e realizzazione concreta di tale universalità è l’ “Encyclopédie, ou Dictionnaire Raisonné des Sciences, des Arts et des Métiers” che Diderot e D’Alembert, scienziati e filosofi al centro della cultura francese, pubblicarono tra il 1751 e il 1772. Di questa immensa opera culturale è oggi disponibile il terzo volume relativo alle tecniche dell’industria umana, dopo i volumi I e II lo scorso anno. All’interno sono raccolte tavole sulla tradizionale lavorazione del legno, dell’industria tessile, del cuoio e delle pelli, del vetro e della porcellana, delle prime tecniche chimiche, introdotte da un saggio di Michel Butor e da una piccola antologia delle voci relative agli argomenti illustrati nelle tavole, scritte nel caratteristico spirito dell’Encyclopédie. Tra queste Diderot e D’Alembert inseriscono l’Arte, ovvero “l’insieme e la disposizione tecnica delle norme secondo le quali un oggetto va eseguito”, di cui l’uomo si serve non come ministro o interprete, ma per imprimere forme a elementi forniti dalla natura, siano essi materia o spirito, limitatamente alla sua conoscenza sperimentale del mondo. Laddove la cultura illuminista ristabilisce l’uguaglianza tra arti liberali e arti meccaniche, l’Encyclopédie rende giustizia agli artigiani entrando in un rapporto di conoscenza diretta con gli strumenti delle loro attività: le macchine, ognuna con una sua diversità e un suo linguaggio. Qualsiasi impiego se ne faccia nelle fabbriche, l’essere umano non potrà mai essere privato del suo ruolo di artista. Descrivendo con le immagini strumenti, laboratori, arnesi, utensili, tecniche di lavorazione di bottai, carpentieri, ebanisti, intarsiatori, tessitori, costruttori di carrozze, fabbricanti di calze, di birra e di sapone, la filosofia illuminista si addentra con il lume della ragione nel campo manuale dell’essere umano e delle strategie di dominio sull’ambiente circostante.
L’opera venne concepita per mostrare la potenza dell’intelletto umano, e contemporaneamente divulgarne i risultati presso il più vasto pubblico possibile. Le voci sono redatte con linguaggio semplice, orientato all’educazione del ceto borghese, già importante ma ancora privo di diritti politici, che sarà poi alla guida della Rivoluzione del 1789. A questo scopo, i 17 volumi prestano attenzione, come indicato anche dal sottotitolo, non solo alla cultura “alta”, ma anche alle “arti e mestieri” che caratterizzavano l’attività quotidiana della classe borghese. L’uso di tavole era quindi necessario: la descrizione delle macchine e degli strumenti non era possibile esclusivamente a parole e sarebbe venuto meno lo scopo didattico del lavoro. Un uso così massiccio delle illustrazioni, tradizionalmente riservate o ai trattati naturalistici o a edizioni molto particolari (e quindi destinati ad un’élite), rappresentò di per sé un’innovazione notevole. Gli undici tomi di tavole, pur legati al testo, furono pubblicati separati, dal 1761 al 1772, costituendo un vero e proprio trattato iconografico a sé stante. Anche per gli anni intercorsi tra l’uscita del testo e la prima raccolta di illustrazioni, la coordinazione delle due pubblicazioni risultò poco efficace: gli autori avevano previsto inizialmente solo 600 immagini, un numero poi rivelatosi largamente insufficiente, fino a raggiungere oltre 2500 illustrazioni totali. In pratica, fu un invito all’Accademia a mettere in pratica i propri insegnamenti, nel nome dell’universalità delle arti. Un nuovo modo di concepire il “fare l’opera”, una rivoluzione di pensiero destinata a segnare una svolta epocale nello spirito e nel valore dell’arte nell’era moderna.