Le tre vite del Papiro di Artemidoro

A Torino è in corso la mostra che presenta al pubblico la carta geografica più antica del mondo, ma anche uno straordinario palinsesto di testimonianze di arte e cultura sull’Egitto ellenistico: il Papiro di Artemidoro. Scoperto a metà degli anni Novanta in una collezione privata, è stato acquistato nel 2004 dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo che lo ha destinato al Museo Egizio di Torino, secondo nel suo settore solo all’omologa istituzione del Cairo. Il reperto, d’età tolemaica, dopo il restauro eseguito presso il Laboratorio di Papirologia dell’Università di Milano, è oggi il fulcro dell’esposizione di Palazzo Bricherasio, dopo la quale entrerà definitivamente nelle collezioni del museo torinese.

La mostra, curata da Claudio Gallazzi e Salvatore Settis, è introdotta da un prezioso filmato didattico ed espone pezzi provenienti da circa 30 musei, pur se il maggiore prestatore resta il Museo Egizio di Torino. Al papiro si affiancano numerosi elementi che permettono in qualche modo di ricostruire il contesto in cui il documento venne concepito, probabilmente la Alessandria delle grandi biblioteche del Museo e del Serapeo. Si ripercorre così la storia dell’Egitto greco-romano, ma si approfondisce anche la conoscenza della Betica, quella parte di territorio della Spagna meridionale rappresentata nel codice.

Sezione basilare è quella dedicata alla cartografia antica di cui il papiro è il primo grande esempio inteso in senso moderno, con l’indicazione dei presunti fiumi, delle strade con gli edifici in prospettiva e l’inserimento di elementi di testo per indicare la topografia. Si analizza l’evoluzione successiva di questo tipo di scienza, fino all’età medievale con i suoi numerosi tentativi di riprodurre la cartografia tolemaica, per i quali furono necessari antichi strumenti di misurazione presenti in mostra.

Il visitatore può inoltre scoprire l’origine degli antichi rotuli di papiro, il loro utilizzo per la scrittura, la loro trasformazione in cartonnage per le mummie in un vero e proprio riciclaggio d’altri tempi. Proprio il Papiro d’Artemidoro ha vissuto una vicenda di questo tipo: redatto intorno al I a.C., esso riportava un passo della Geografia di Artemidoro di Efeso (II-I sec. a.C.) e una carta che illustrava parte del territorio spagnolo descritto nel testo; per un qualche errore il papiro non venne portato a termine e il resto della membrana fu così utilizzato nel I secolo d.C. da un raffinato atelier tardo ellenistico che lo trasformò in un quaderno di schizzi di bottega. È per questo che oggi tutti gli spazi lasciati liberi dal testo e dalla carta geografica appaiono occupati da riproduzioni di statue classiche, di animali reali e fantastici, da studi di mani e piedi in diverse prospettive, forse da intendere come bozzetti per opere di pittura, scultura, mosaico, illustrazione scientifica o arti applicate. Quando non fu più utilizzabile nemmeno con quest’altra funzione, insieme a una ventina di lettere amministrative dell’Egitto d’età romana, il papiro costituì un agglomerato di materiale per fare da cartonnage di una mummia, stato in cui è stato ritrovato in una necropoli egizia non meglio identificata.

Il Papiro d’Artemidoro va considerato uno dei maggiori acquisti che negli ultimi anni hanno arricchito il patrimonio storico-artistico italiano, ma resta il dono offerto al primo museo italiano trasformatosi in fondazione privata e questo, con le innumerevoli implicazioni che ciò comporta, non va dimenticato…

Le tre vite del Papiro di Artemidoro. Voci, sguardi dall’Egitto greco – romano. Torino, Palazzo Bricherasio, Via Giuseppe Luigi Lagrange, 20.

Informazioni: 011.5711811Fax: 011.5711850Info@palazzobricherasio.itwww.palazzobricherasio.itorari: lunedì 14.30-19.30martedì-domenica 9.30-18.30giovedì e sabato fino alle 22.30biglietti: intero € 7,00 ridotto€ 5,00

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