Legge sulla sperimentazione animale: la ricerca è in pericolo

Tra gli argomenti che in questi giorni hanno scaldato le aule del Parlamento non c’è solo la sentenza Mediaset. Un altro dei temi popolari e hot è la sperimentazione animale: in ballo vi è il recepimento della Direttiva Europea (2010-63) per uniformare le leggi dei paesi membri che disciplinano la ricerca che utilizza gli animali a fini scientifici. E il punto è questo: gli emendamenti approvati nei giorni scorsi al Senato e il 31 luglio alla Camera vanno in tutt’altra direzione, rischiando di portare a una legge (una legge delega per l’esattezza) tutt’altro che uniforme rispetto a quella dei molti altri stati che l’hanno già recepita, e molto più restrittiva. Con la conseguenza che una larga parte della ricerca biomedica italiana può diventare improvvisamente illegale, compresa quella sui tumori. “Un vero e proprio massacro dei ricercatori italiani, che sono già una specie in estinzione”, per dirla con Marco Foiani, Direttore scientifico dell’ Ifom – Istituto FIRC di Oncologia Molecolare

La questione riguarda l’articolo 13 (“Criteri di delega al Governo per il recepimento della direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2010, sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”, ex art. 9bis ed ex arti. 12) del Disegno di Legge 587. E in particolare l’introduzione, rispetto al testo originale europeo, di alcuni divieti, come quello di utilizzare gli animali per gli xenotrapianti e per le ricerche sulle sostanze d’abuso (comma 1 lettera f). Per xenotrapianti tecnicamente si intende anche la pratica oggi più utilizzata per studiare lo sviluppo di un tumore, la formazione delle metastasi e le mutazioni che lo caratterizzano. Nonché per testare le molecole candidate a diventare nuovi farmaci

Altri due punti critici sono il divieto di utilizzo di cani, gatti e primati “a meno che non si tratti di ricerche finalizzate alla salute dell’uomo o delle specie coinvolte” (comma 1 lettera b) e il divieto “di esperimenti e procedure che non prevedono anestesia o analgesia, qualora esse comportino dolore all’animale” (comma 1 lettera d). Sono punti critici anche perché vaghi. Per esempio, nella definizione di dolore potrebbe rientrare anche quello provocato da un’iniezione, come sottolinea Nature nel suo blog, e come ci dice anche la virologa Ilaria Capua (parlamentare di Scelta Civica). Secondo Capua, un provvedimento del genere potrebbe implicare un rallentamento dello sviluppo dei vaccini e un aumento di costi e dei tempi non più sostenibile. L’articolo 13 prevede anche il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione (comma 1 lettera g), il che significherebbe dover importare questi animali da oltre confine o rinunciare a una altra buona parte della ricerca farmacologica e biomedica. 

Cosa succederà adesso? La partita è ancora aperta: il Parlamento ha delegato il Governo a emanare un decreto legge che potrebbe anche non tener conto degli emendamenti, ma che dovrà comunque tornare alle Camere per l’approvazione definitiva (obbligatoria entro la fine dell’anno). Sulla prima parte dell’iter, Capua è fiduciosa: “La scorsa settimana il Governo ha approvato un ordine del giorno che abbiamo presentato come Scelta Civica e che lo impegna a recepire la Direttiva europea senza ulteriori restrizioni. Anche perché è la Direttiva stessa (art. 2, ndr.) che impedisce agli Stati membri di modificarla in questo senso, e si rischierebbe di andare incontro a un procedimento di infrazione”. 

Meno fiduciosa la comunità scientifica, che si prepara a una grande protesta. “Chiediamo solo che venga applicata la normativa europea così com’è, già giustamente severa”, dice Foiani: “Quella direttiva è il risultato di un processo serissimo di lunghe consultazioni, e già regola gli aspetti affrontati negli emendamenti. Questo dibattito sta avvenendo qui in Italia con un ritardo di anni. Se la legge dovesse essere implementata con gli emendamenti proposti, i ricercatori italiani non potranno più neanche partecipare ai bandi di ricerca europei e scapperanno dall’Italia”. 

“Non capiamo neanche il razionale che avrebbe portato a certi divieti e non ad altri”, aggiunge Silvio Garattini, Direttore IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri: “Non comprendiamo, per esempio, perché vietare la ricerca sulle sostanze d’abuso, che ci permettono di conoscere gli effetti di tutte le nuove droghe sintetiche in circolazione. O, ancora, perché non si consideri che le ricerche su animali diversi dai topi hanno fatto sì che l’Aids oggi non sia più una malattia mortale. Molte cose si possono fare in vitro usando le cellule, ma poi bisogna andare a vedere se funzionano in vivo”. È anche una questione di competitività: “La Direttiva Europea è già stata recepita senza modifiche dalla maggioranza dei 28 Membri dell’Eu, tra cui tutti i più importanti paesi attivi nella ricerca, come Gran Bretagna, Francia, Spagna, Belgio, Danimarca e Svezia”, conclude Garattini. 

Via: Wired.it

Credits immagine: Novartis AG/Flickr

1 commento

  1. Condanna dei geologi della Commissione Grandi Rischi, vicenda Stamina, questione OGM, attacco contro la sperimentazione animale, ecc.
    In Italia si stanno in questi giorni perpetrando azioni oscurantiste che vogliono ricacciarci in un secondo Medioevo.

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