Questo caschetto legge il pensiero, e lo traduce in parole

pensiero
(Foto: Sven Brandsma su Unsplash)

Legge nel pensiero e poi converte le parole pensate in un testo. A farlo è il nuovo dispositivo sperimentale di intelligenza artificiale e appena messo a punto dai ricercatori della University of Technology di Sidney. Tuttavia, la novità del sistema, presentato dai sui creatori al congresso annuale NeurIps, è che è portatile e non invasivo e per questo potrebbe offrire una nuova speranza per le persone che, a causa di malattie o infortuni, non sono più in grado di comunicare né verbalmente né con i gesti o con il movimento degli occhi.


Un impianto cerebrale per leggere il pensiero e tradurlo in parole, con un avatar


Interfaccia cervello-computer

Negli ultimi anni sono sempre di più le proposte di tecnologie e interfacce cervello-computer che riescono a convertire le onde cerebrali in testi. Tuttavia, la maggior parte di questi sistemi sono invasivi, poiché richiedono un’operazione chirurgica per impiantare gli elettrodi nel cervello dell’utente oppure sono in grado di effettuare solamente comunicazioni di base di tipo sì/no. Ad esempio, poco più di un mese fa, i ricercatori della Duke University hanno raccontato sulle pagine di Nature Communications di aver sviluppato un dispositivo dotato di ben 256 microscopici sensori cerebrali su un frammento di materiale grande quanto un francobollo. E se da una parte il loro prototipo si è dimostrato più veloce di quelli testati, richiedeva comunque l’impianto degli elettrodi sul cervello dei pazienti.

Un sistema non invasivo

Differentemente, il nuovo dispositivo richiede che gli utenti indossino un casco Eeg (elettroencefalogramma) collegato a un computer. Il software DeWave utilizzato dal dispositivo è stato addestrato registrando e analizzando i segnali elettrici prodotti dal cervello di un totale di 29 volontari mentre leggevano in silenzio alcuni passaggi di un testo. In altre parole, gli algoritmi basati sull’intelligenza artificiale di DeWave hanno appreso quali specifici segnali Eeg corrispondevano a specifiche parole e frasi scritte. Quindi, è stato in grado di rilevare quei segnali quando un utente non stava leggendo alcuna parola, ma la stava solo pensando.

Il prossimo passo

Attualmente, il suo livello di accuratezza si aggira intorno al 40% secondo la scala Bleu (BiLingual Evaluation Understudy), che è appunto una misura di precisione per il testo tradotto automaticamente. Ora il team è già al lavoro per migliorare ulteriormente questa tecnologia e per riuscire a raggiungere un livello di precisione più alto, circa il 90%. “Questa ricerca rappresenta uno sforzo pionieristico nella traduzione delle onde Eeg grezze direttamente nel linguaggio, segnando un passo avanti significativo in questo campo”, ha affermato l’autore dello studio C.T. Lin. “È il primo a incorporare tecniche di codifica discreta nel processo di traduzione dal cervello al testo, introducendo un approccio innovativo alla decodifica neurale”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Sven Brandsma su Unsplash