L’emergenza rifiuti si paga in bolletta

Il 16 febbraio scorso il Senato ha espresso la fiducia nei confronti del maxiemendamento al decreto mille proroghe, così denominato perché prevede la posticipazione di alcune disposizioni legislative, che entro la fine del 2010 avrebbero perso efficacia. Tra le tante norme controverse contenute in questa lenzuolata, c’è anche quella con cui il Governo ha disposto che in Campania, per fronteggiare l’emergenza rifiuti, potrà essere incrementata l’addizionale sull’accisa dell’energia elettrica. La previsione ha destato parecchio scalpore, dal momento che la regione non ha ancora predisposto una strategia ad hoc. Né confortano le ultime proposte di Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, che ha previsto la possibilità di sconti sulla Tarsu, la tassa sulla nettezza urbana, per i comuni che ospiteranno le nuove discariche, della cui realizzazione è ormai convinto. Proprio a questo proposito, Roberta Lemma, dirigente R.E.B.A. (Registro europeo bombe ambientali) ha denunciato l’assenza di un piano valido per il trattamento integrato del ciclo dei rifiuti, tornando sulle discutibili scelte della regione Campania in materia di immondizia, basate ancora sull’incenerimento e sulle discariche.

I termovalorizzatori, o inceneritori che dir si voglia, costituiscono, infatti, una vera e propria gallina dalle uova d’oro: producono calore che si trasforma in energia elettrica, che viene, poi, rivenduta ai gestori. Un processo doppiamente diseconomico: da una parte perché la pressatura e l’essiccatura dei rifiuti richiedono più energia di quella determinata dalla loro combustione, dall’altra perché l’energia prodotta dai termovalorizzatori viene venduta all’Enel a un prezzo circa triplo rispetto a quello medio stabilito dal mercato. Un costo che non grava sulle tasche di Enel, ma dei contribuenti, perché la società se lo fa rimborsare dallo Stato come energia prodotta da fonte rinnovabile secondo il famigerato Cip6 (la delibera del Comitato interministeriale prezzi n.6 dell’aprile 1992, che stabiliva i prezzi con i quali i privati potevano vendere all’Enel energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile o assimilata). L’Italia è l’unico paese europeo ad adottare questo tipo di finanziamento, senza il quale i termovalorizzatori non sarebbero competitivi. Appare chiaro quindi che con l’aumento dell’addizionale sull’accisa dell’energia elettrica, i cittadini finirebbero per essere tassati due volte, finanziando un meccanismo, per ora, per niente risolutivo.

Da tempo la Corte di Giustizia Europea (C 458/00 del 13.02.2003) ha fatto luce sulla questione, sancendo che l’incenerimento di rifiuti in un impianto dedicato non può essere considerato come “recupero” nemmeno sotto il profilo energetico. Pertanto, la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per gli incentivi elargiti dal governo italiano alla produzione di energia bruciando rifiuti inorganici considerandoli “fonte rinnovabile”. Attualmente sono 129 gli impianti che beneficiano del Cip6; per 29 il periodo di incentivazione è già scaduto. Gli impianti autorizzati ma non operativi sono 16, di cui 11 sono termovalorizzatori di rifiuti, tra cui gli inceneritori di Torino e di Roma, 4 impianti in Sicilia, 2 impianti in Campania (fra cui Acerra). Nel 2010 il Cip6, con esclusivo riferimento alle fonti rinnovabili, ha comportato un onere di 0,78 miliardi di euro. Se ad esse si sommano le fonti assimilate, come ha dichiarato il l’Autorità per l’energia il costo complessivo scaricato in bolletta è stato pari a circa 1,8 miliardi di euro.

Una situazione su cui l’Unione Europea non è disposta ha chiudere un occhio: il 28 gennaio scorso, infatti, il Parlamento europeo ha promosso un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione che ha per oggetto proprio il Cip6 e gli incentivi all’incenerimento dei rifiuti. L’organo legislativo europeo vuole vederci chiaro, considerato che da vent’anni l’Italia finanzia e incentiva l’incenerimento dei rifiuti (anche la frazione non biodegradabile), utilizzando fondi destinati alla promozione delle energie rinnovabili.

1 commento

  1. non stupisce che la non etica di questo Paese si traduca a livello politico istituzionale amministrativo e quindi legislativo sia nel senso del fare che del non fare nonostante la condanna dell’Europa per l’utilizzo dell’incenerimento di rifiuti, persino i nostri Presidenti della Repubblica si rifiutano di esprimere un indirizzo politico che tenga conto più della salute e quindi della spesa sanitaria, che della speculazione illecita derivante dalla malafede e dall’ipocrisia , in sostanza dall’illecito nella produzione di energia da incenerimento dei rifiuti, di cui è arci nota la devastante pericolosità come fonte di ictus, tumori, patologie del circolo cerebrale Si chiama Legge Bersani del 1992, quella che sancì la condanna degli Italiani ad essere avvelenati e inquinati per legge dello Stato. Grazie anche alla promulgazione di leggi criminali da parte dei nostri Presidenti della Repubblica sedicenti e presunti garanti costituzionali della integrità e inviolabilità sprituale e fisica dei cittadini del Paese.
    Mi fanno schifo. rino sanna risagm@gmail.com

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