L’energia nell’arte

L’energia nella storia dell’arte dall’antichità classica al XXI secolo. Un progetto sostenuto dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale con la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica, con una particolare attenzione rivolta ai giovani. Il presidente Carlo Andrea Bollino li ritiene infatti il futuro di una ricerca che continui a studiare l’energia nei suoi aspetti più innovativi e compatibili con l’ambiente, secondo uno slogan d’impatto per il quale “non c’è futuro senza energia, non c’è energia senza ricerca, non c’è ricerca senza giovani”.

Per questa sfida iconografica sono stati selezionati quadri e sculture presenti nelle istituzioni museali romane di Palazzo Altemps e le Gallerie Borghese, Corsini, Spada e d’Arte Moderna. Si passa così dall’arte classica ad Annibale Carracci, da Gian Lorenzo Bernini a Rosalba Carriera, da Giacomo Balla ad Arnaldo Pomodoro. Nella conferenza stampa di presentazione dell’evento lo stesso Bollino ha speso qualche parola per “I lampi” di Luigi Russolo, dipinto che a suo avviso è il più vicino proprio all’attività del Grtn. L’opera mostra, infatti, la contemporanea presenza di fulmini e lampioni accesi in una sorta di testimonianza della continuità del servizio elettrico da garantire ai cittadini, nonostante lo scatenarsi dei fenomeni naturali.È stata poi la volta del premio Nobel Carlo Rubbia, che ha parlato della relazione arte-scienza, precisando come gli aspetti matematici e razionali nella vita di uno scienziato spesso lascino spazio all’intuizione pura, proprio come succede nella produzione artistica. Un commento sul mondo globalizzato lo ha portato a esprimere con forza la certezza che in un sistema così organizzato sia dovere precipuo di ogni paese conservare le proprie radici per poter contribuire alla collettività nella maniera migliore: scommettere nel futuro riguardando al nostro passato.

Il Soprintendente al Polo Museale Romano Claudio Strinati si è riallacciato a quanto detto da Rubbia, ricordando come l’esperienza estetica in Italia sia presente sempre e comunque, tanto più se si paragona l’uso del termine “bello” nella nostra lingua agli idiomi degli altri paesi, in cui mai accade che la parola sia indifferentemente utilizzata per significare non solo bellezza, ma efficacia, capacità, bontà, ecc. Cesare Biasini Selvaggi ha infine compiuto un percorso tra alcune delle opere selezionate per Art Energy, a partire dal concetto di enèrgheia greco, inteso come potenza del corpo umano o della natura. L’energia è presente anche nelle sculture che rappresentano Ercole, in cui solitamente l’ipertrofismo muscolare denota l’assenza di equilibrio tra doti fisiche e morali a svantaggio delle seconde. Si adattano alla scelta iconografica i guerrieri, gli atleti, che mostrano questa carica in atto, o persino in potenza: è il caso dell’energia del Discobolo, nonché del secentesco David di Bernini della Galleria Borghese colto prima del lancio della sua fionda.

Nell’itinerario di Art Energy anche la natura è protagonista soprattutto in virtù dei quattro elementi, i primi ad essere sfruttati dall’uomo come fonte d’energia, non a caso simboleggiati in età cristiana dai quattro bracci della croce, così come il Sole, massima fonte d’energia, assimilato al Cristo. La simbologia del numero “quattro”, tanto amata nel corso del XVII secolo, è presente anche nei pannelli del soffitto della III sala di Galleria Spada, dipinti a tempera su tela da Michelangelo Ricciolini con le Allegorie dei Quattro Elementi (1698-99) che in quest’occasione vengono presentati dopo il restauro.

Col passare dei secoli il concetto di energia è passato a designare la capacità di svolgere un lavoro: si arriverà al culmine di questo processo con il Futurismo, di cui l’opera di Giacomo Balla “Espansione dinamica+velocità” è una perfetta testimonianza. Proprio in quest’ottica di energia come lavoro resta poco comprensibile perché nel percorso realizzato per questa manifestazione siano rimasti fuori musei del Polo Museale Romano come Castel S. Angelo o Palazzo Venezia: chi scrive pensa soprattutto al secondo, in cui gli affreschi vasariani della Sala Altoviti mostrano proprio i mesi dell’anno rappresentati dalle attività agricole svolte dall’uomo!

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