L’enigma Wolfram

Stephen WolframA New Kind of ScienceWolfram Media, 2002pp. 1200, euro 63,53Scrivere su questo libro è una strana esperienza. Si parte pensando di dover scrivere di scienza, e poi ci si rende conto di dover parlare principalmente della personalità dell’autore: Steve Wolfram, ex bambino prodigio, con un dottorato in fisica teorica a 20 anni, staccatosi prestissimo dal mondo della ricerca scientifica per fondare una sua Corporation (la stessa, ovviamente, che pubblica il testo) e creare un potentissimo (e costosissimo) programma di logica simbolica, visualizzazione e molto altro, Mathematica. In un qualunque scienziato di fama possono essere individuati due aspetti chiaramente separati. Da un lato i contributi scientifici, lo stile della sua ricerca. Dall’altro la sua personalità, e le sue capacità in altri campi. Nel caso di questo libro la divisione è impossibile, dato che tutta la presentazione è un continuo e sospirante atto di autodeclamazione. Wolfram sceglie di citare in continuazione la propria grandezza innovativa, il proprio ruolo guida. Il fatto che queste pretese sembrino del tutto impossibili da condividere, e che sostanzialmente Wolfram non sia in alcun modo una figura chiave nella scienza degli ultimi 20 anni, rende la lettura del testo a volte veramente faticosa. La fisica teorica nata e giunta a maturità in questi anni ha veramente consentito una maggiore comprensione della natura. Wolfram condivide l’idea che è stata molto importante la disponibilità dei calcolatori elettronici, che ha permesso di analizzare in profondità campi relativamente nuovi come la fisica dei sistemi disordinati e le transizioni di fase. Allo stesso tempo, sostiene però che questi campi disciplinari sono riconducibili a regole molto semplici che possono descrivere una miriade di fenomeni interessanti e possono, a volte, generare dei comportamenti molto complessi. Nel libro, il passaggio da regole semplici a situazioni di “grande complessità” è descritto come un fatto chiave, che apre la porta di una nuova realtà e a una nuova scienza, di cui Wolfram stesso sarebbe ovviamente il fondatore. In realtà, per quanto questi nuovi strumenti teorici siano potenti, spesso rendono molto difficile esprimere nei nuovi formalismi concetti già noti. Per questo il volume si fa spesso oscuro anche al lettore “professionale”. In più, l’impianto grafico è molto povero nonostante sia possibile reperire ovunque immagini affascinanti delle distese di triangolini bianchi e neri propostici da Wolfram. Gran parte del volume si appoggia quindi sul linguaggio di Mathematica, un software estremamente costoso. Il disegno, la scrittura e la commercializzazione del programma sono il vero trionfo dell’autore. In vari sensi, Mathematica è il convitato di pietra del libro di Wolfram. Il libro ha un prezzo basso per le sue 1200 pagine, ma incuriosisce sull’uso di un prodotto software che poi va comprato: una bella idea. La personalità del ricercatore è presente nel libro con una notevole continuità, a partire dalla prefazione, con un implausibile racconto del suo contributo personale. In realtà Wolfram non ha prodotto, in una breve carriera scientifica, alcun risultato di importanza travolgente. Ha invece avuto un enorme successo commerciale, e per questo è sinceramente da ammirare: è brillante e la sua passione salva almeno in parte le sorti del volume. Al contrario la scienza che Wolfram ci propone è invece un vero disastro. Il libro non contiene un punto di vista nuovo né, ovviamente, nuovi risultati. È in gran parte noioso, mancano del tutto i riferimenti ad altri testi, concetti di fisica teorica cruciali per gli argomenti trattati sono discussi assai male. Infine, è assai difficile immaginare un pubblico per il quale questo libro possa avere un qualche interesse.

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