L’essenziale su John Nash

John NashGiochi non cooperativi e altri scrittiZanichelli Editore, 2004pp. 274, euro 24,50Non è solo una raccolta di lavori scientifici, non è un’autobiografia, non è un romanzo. “Giochi non cooperativi” di John Nash è in realtà una miscela di tutte queste cose. È un insieme di contributi diversi, dalla cui composizione esce un volume che racchiude l’essenziale del pensiero di un uomo geniale e sfortunato.Geniale, perché poco più che ventenne, solo un anno dopo il suo arrivo nel 1948 al dipartimento di Matematica dell’Università di Princeton, inizia a scrivere una tesi di dottorato le cui idee più di quarant’anni dopo, nel 1994, gli varranno il premio Nobel per l’Economia. In sole 27 pagine di tesi, riportate nel libro in fac-simile con traduzione italiana a fronte, Nash elabora la “Teoria dei giochi non cooperativi”, quelli in cui i giocatori agiscono per conto proprio, senza collaborare o aiutarsi gli uni con gli altri. Come il poker o gli scacchi, per esempio. Il concetto di equilibrio qui presentato, in seguito definito “l’equilibrio di Nash”, è diventato di fondamentale importanza nello studio di tutte le situazioni in ambito economico, sociale e politico, di conflitto e collaborazione. Nel giro di pochi anni dopo il dottorato, Nash si conquista grande fama e notorietà. Purtroppo quella che appare una brillante e precoce carriera, viene bruscamente minata dall’insorgere della malattia mentale. A soli trent’anni, appena sposato con Alicia Nash, quando la sua professione di matematico sembrava costellata di riconoscimenti, gli sarà diagnosticata una schizofrenia paranoide. Seguono anni dentro e fuori ospedali psichiatrici, “anni perduti”, come lui stesso li definisce, di ritiro, di isolamento, di convivenza con la sofferenza e visioni deliranti. Una lunga parentesi buia, inframezzata da sprazzi di razionalità durante i quali Nash riesce ugualmente a portare avanti dei lavori di ricerca matematica. Fino a quando la malattia inizia a regredire. Nel 1994 arriva il riconoscimento ufficiale dei contributi scientifici, ritenuti fondamentali, che aveva prodotto in gioventù. Sylvia Nasar, autrice della sua biografia da cui è stato tratto il film “A beautiful mind” diretto da Ron Howard, e Harold Khun, amico di Nash e suo compagno di studi di vecchia data, introducono nella prima parte del libro la figura e il contesto in cui incorniciare le opere della seconda parte del volume. Segue a queste prefazioni una galleria di foto, tutte in bianco e nero, in cui scorrono alcune immagini significative di Nash e di figure importanti che fanno da sfondo alla sua vita privata e di scienziato. Il cuore del libro tuttavia è la raccolta dei più importanti lavori scientifici di Nash riguardanti sia la Teoria dei giochi sia la matematica pura. Sicuramente questa lettura risulta ostica per chiunque, ma può essere affrontata con un certo retroterra matematico e molta curiosità. Gli ultimi lavori più propriamente matematici sono riservati a un pubblico di specialisti e per questo riportati in lingua originale. Interessante infine la breve autobiografia scritta da Nash stesso in occasione del conferimento del Nobel.

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