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L’età di sviluppo dell’introspezione

Bambini egocentrici, adulti e anziani sempre più introspettivi. La spiegazione è in una crescente sincronizzazione dell’attività dei neuroni. Lo hanno dimostrato i ricercatori del Georgetown University Medical Center in uno studio presentato al meeting annuale della Society of Neuroscience, tenutosi a San Diego, in California, il 14 Novembre scorso.

Le cinque aree cerebrali che costituiscono il default-mode network (Dmn) – ovvero la rete delle zone del cervello attive quando un individuo non è concentrato sulla realtà circostante, ed è libero di vagare o sognare – non lavorano in concerto nei bambini tra i 6 e i 9 anni. E questo, per i ricercatori statunitensi, spiegherebbe l’assenza di introspezione in questa età.

Allo studio hanno partecipato 42 volontari: 10 individui tra i 6 e i 9 anni, 12 tra i 10 e i 12, 9 tra i 13 e i 19, 10 tra i 22 e i 27. L’obiettivo dei neuroscienziati era studiare lo sviluppo della connettività funzionale tra i nodi anteriori e posteriori del Dmn in tutti e 4 i gruppi. I ricercatori hanno dato a ogni partecipante un compito da svolgere, per analizzare poi l’attività cerebrale al termine del compito, quando veniva loro detto di riposare. Nel gruppo dei bambini dai 6 ai 9 anni, i ricercatori hanno osservato un’assenza di sincronicità nell’attività cerebrale. Al contrario, dai 10 ai 12 anni queste aree del cervello iniziano a funzionare insieme come un’unità, e dai 13 ai 19 anni esse agiscono in concerto, proprio come negli adulti.

“Questi incrementi nella connettività funzionale coincidono con l’attività mentale introspettiva, che infatti sembra emergere durante l’adolescenza”, ha spiegato Stuart Washington, autore dello studio. “I risultati – ha proseguito il neuroscienziato – confermano e che l’introspezione è legata allo sviluppo cerebrale e spiega perché i bambini sono egocentrici. Questo aggettivo non va inteso in senso negativo: i bambini pensano che ognuno osservi il mondo a modo loro. Mancano quindi di prospettiva”. Ricerche precedenti, ha ricordato Washington, suggeriscono che l’attività all’interno del Dmn potrebbe non essere sincronizzata anche in molte persone con autismo.

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