Vai a letto tardi? Potresti essere più a rischio di asma e allergie

asma
(Foto: Maria Ionova on Unsplash)

Aperitivo, cena, pub, discoteca ed è subito l’alba. Per gli adolescenti e i giovani adulti andare a letto a notte inoltrata, se non direttamente di mattina, è spesso una routine nel week end e non solo. E come ben sappiamo la carenza di sonno può avere effetti negativi sulla salute fisica e mentale. A farne le spese, suggerisce oggi uno studio condotto dal gruppo di Medicina e odontoiatria dell’Università di Alberta in Canada, potrebbe essere anche il sistema immunitario. I ricercatori infatti hanno osservato un possibile legame tra la tendenza ad andare a letto tardi e una maggiore incidenza di allergie e asma, due disturbi molto diffusi. Lo studio è pubblicato sulla rivista ERJ Open Research.

Lo studio: meglio andare a letto presto

I ricercatori hanno coinvolto quasi 1.700 adolescenti dello stato indiano del Bengala Occidentale, chiedendo informazioni sul loro riposo notturno e sulla salute respiratoria. L’indagine rientra in uno uno studio (Performance) sulla prevalenza e sui fattori di rischio sull’asma e sulle malattie allergiche. I ricercatori hanno tenuto conto anche di fattori che potevano confondere i risultati, come la familiarità alle allergie, dell’esposizione al fumo di sigaretta o all’inquinamento urbano. Dallo studio emerge che circa il 24% dei partecipanti che va a letto tardi – quasi 1 su 4 – ha l’asma contro il 6,2% di chi si corica presto. “Rispetto a chi è mattiniero e va a letto presto”, ha spiegato il ricercatore Subhabrata Moitra, “le persone che vanno a dormire tardi hanno un rischio circa tre volte più alto di sviluppare l’asma e due volte più alto di avere sintomi quali la rinite allergica”.

Il ruolo della melatonina

A giocare un ruolo potrebbe essere l’alterazione dei livelli della melatonina, l’ormone del sonno collegato con il naturale ritmo sonno-veglia, come spiegano gli autori. Il nostro organismo produce naturalmente la melatonina quando è buio e durante la notte, con un picco fra le 2 e le 4 di mattina. Un’ipotesi è che spostare molto gli orari di andata a dormire possa modificare la sua produzione e la sua funzione. Inoltre, l’uso protratto di smartphone e dei computer può a sua volta interferire con il processo a causa della luce blu degli schermi, che disturba il ritmo sonno-veglia. E queste variazioni possono avere effetti anche sul sistema immunitario, con potenziali conseguenze come sintomi allergici o asma. Il ricercatore Moitra sottolinea che in certe situazioni assumere sotto controllo medico integratori a base di melatonina può rappresentare un valido supporto. Anche se l’uso di integratori non deve diventare una regola perché può interrompere o alterare la naturale produzione dell’ormone.

Ma anche il cortisolo gioca una parte

Un altro elemento coinvolto è cortisolo, ormone anche questo prodotto nel sonno. “Fra le varie funzioni”, sottolinea Eleonora Nucera, direttore dell’Unità operativa semplice di dipartimento di Allergologia presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, “questo ormone assume anche un ruolo protettivo delle vie respiratorie e del sistema immunitario. Infatti riduce alcune proteine che promuovono l’infiammazione e la ‘broncocostrizione’. E dunque, se pure in maniera indiretta, svolge un’attività broncodilatatoria“. Inoltre, chiarisce Nucera, prende parte al controllo delle immunoglobuline IgE, anticorpi coinvolti nella risposta immunitaria alla base delle reazioni allergiche”. Ma qual è il legame con l’alterazione del ritmo sonno-veglia? “Durante la notte, nella fase del sonno profondo Rem, il nostro organismo genera l’ormone cortisolo e il picco di produzione si verifica intorno alle 3-4 del mattino”, chiarisce l’esperta. “Ma ragazzi e giovani adulti spesso vanno a dormire anche più tardi. E se il ritmo del riposo notturno è sballato e irregolare, come quando si cambia orario, si può avere una riduzione nella produzione del cortisolo”.

Mentre chi va a letto tardi, ma in maniera costante, tutte le notti, ad esempio per ragioni professionali, non avrebbe questo problema, prosegue l’esperta. Infatti, dopo lo sbalzo iniziale l’organismo si abitua al nuovo ritmo e il picco di produzione dell’ormone risulta semplicemente spostato in avanti.

Riferimenti: ERJ Open Research

Credits immagine: Maria Ionova on Unsplash