Lezioni di fisica d’inizio secolo

Isabelle Chavannes (a cura di)
Lezioni di Marie Curie. La fisica elementare per tutti
Edizioni Dedalo, 2003
pp. 127, euro 14,50

Marie Sklodowska Curie (1867-1934) è ricordata nella storia della scienza come una delle più importanti ricercatrici del ventesimo secolo. Fu infatti questa scienziata di origine polacca, insieme a suo marito, il francese Pierre Curie, a realizzare il metodo per sintetizzare il radio estraendolo dalla Petchablenda. Grazie ai Curie, gli studi sulla radioattività naturale si svilupparono enormemente aprendo la strada ai molteplici sviluppi della fisica e della chimica contemporanee. Ma in questo volumetto nulla si riferisce direttamente alle attività che resero Curie famosa, visto che qui sono riprodotte alcune sue lezioni di fisica elementare risalenti al biennio 1907-1908. Queste lezioni sarebbero andate perse e dimenticate per sempre se una delle sue allieve, la allora tredicenne Isabelle Chavennes, non le avesse messe insieme in forma di appunti. La Chevennes fu poi a sua volta scienziata e ingegnere di successo presso l’industria chimica francese e probabilmente si dimenticò degli appunti di gioventù. É stata una sua pronipote, Rémi Langevin, oggi professore di matematica all’Università di Borgogna, che ha ritrovato e quindi pubblicato questi appunti a circa un secolo di distanza dalla loro scrittura. Ma in cosa consiste il loro valore e perché pubblicarli?

Benché il contenuto di queste lezioni non sia particolarmente originale, esso rivela come all’inizio del secolo l’insegnamento della fisica in Francia abbia subito una profonda trasformazione che non solo ne rafforzò le pratiche di sperimentazione, ma ne ridefinì anche i metodi di insegnamento. Trainati dallo sviluppo industriale dell’Ottocento e dalle innovazioni nel mondo della chimica, dell’ingegneria e dell’elettromagnetismo, molti insegnanti francesi di scienze naturali come Curie avvertirono l’esigenza di avviare i giovani allo studio della fisica elementare prima di quanto fosse già consentito dai vari curricola scolastici. Come la storica Hélène Gispert mostra nella interessante postfazione a questo volume, la riforma scolastica che rafforza le scienze e le esercitazioni sperimentali si realizza solo nel 1902 e ignora l’insegnamento pre-liceale.

Da qui nasce, appena cinque anni dopo tale riforma, l’idea della Curie di organizzare una classe sperimentale all’Università della Sorbona (dove la ricercatrice teneva normalmente le lezioni universitarie) per avviare alcuni giovani tredicenni verso la fisica dei liquidi e dei solidi, del vuoto e delle pompe aspiranti, dei principi archimedei e della misurazione. Si tratta di un esperimento extra-curricolare e fa parte di un progetto più ampio per una ‘cooperativa di insegnamento’ in cui un gruppo di insegnanti parigini avviano i propri figli allo studio di materie liceali prima che essi avessero concluso le scuole medie. Un progetto che dopo quel biennio si esaurirà anche a causa degli impegni degli insegnanti stessi.L’importanza di questo volume è dunque tutta qui. Esso mostra come la Curie si dedicò alla riforma scolastica attraverso l’introduzione di una nuova pedagogia della fisica basata molto più sulle esercitazioni sperimentali e come fu essa stessa a lanciare un ‘esperimento-pilota’ in questa direzione. Trasmettere agli adolescenti una conoscenza elementare della fisica sperimentale fu dunque per la Curie un eccitante esperimento didattico che univa giochi e interrogativi, manipolazione e osservazione. Ma fu anche un modo per capire come stare al passo con i tempi e permettere alla scuola francese (che diventava sempre più uno strumento essenziale per la trasformazione della società industriale) come e quando introdurre le nuove scienze sperimentali attraverso le esperienze di laboratorio.

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