L’hamburger è in provetta

Lo chef Richard McGeown lo ha cucinato oggi a Londra, la nutrizionista Hanni Rützler e il giornalista Josh Schonwald lo hanno assaggiato e il ricercatore Mark Post lo ha creato. Stiamo parlando dell’hamburger in provetta frutto di tre mesi di ricerca a partire da mioblasti, un tipo di staminali provenienti da tessuto muscolare adulto, da cui Post è riuscito a ottenere 20.000 fibre muscolari, o in altre parole, un pezzo di carne di circa 140 g. Che sapore ha? Come riporta la Bbc, la consistenza è molto simile a quella di un hamburger “vero”, ma il sapore è solo vagamente simile. Nonostante i pareri nel complesso positivi, non è altrettanto succulento, dice Rützler, e secondo Schonwald la carne è troppo magra.

Lo scopo della ricerca era provare che sarà possibile in futuro produrre carne senza macellare animali, e potrebbe trattarsi di una delle più grandi rivoluzioni nell’ambito agricolo da quando l’essere umano ha iniziato a dedicarsi all’allevamento. Non mancano tuttavia le preoccupazioni, come scrive nel suo resoconto il giornalista scientifico Kai Kupferschmidt, corrispondente berlinese di Science, presente all’evento londinese.

Henk Haagsman veterinario della Utrecht University che ha collaborato con Post, ha ammesso che lui stesso era piuttosto scettico. Si è in parte ricreduto dopo la presentazione, e ha iniziato a vedere questo primo hamburger in provetta come l’occasione per catturare l’attenzione dei media, del pubblico, e soprattutto ottenere finanziamenti per la ricerca in questo ambito, poiché al momento sono davvero scarsi. Come spiega tuttavia Haagsman, il timore è che la componente mediatica possa eclissare quella scientifica. Anche solo sul fronte economico, infatti, la strada da fare è lunga: questo primo hamburger è costato 250.000 €. A chi? Dopo la presentazione di Londra, come reso pubblico dal Guardian, è finalmente uscito allo scoperto il misterioso miliardario che ha finanziato la ricerca. Si tratta niente meno che di Sergey Brin, co-fondatore di Google.

Secondo Post dalla coltura di staminali si potranno in futuro ottenere milioni di tonnellate di carne: come partire da un paio di animali per nutrire l’intero pianeta, insomma. La prospettiva è allettante, soprattutto perché secondo la Food and Agricolture Organization of the United Nations (Fao) il consumo di carne continuerà ad aumentare in futuro, arrivando a 465 milioni di tonnellate annue nel 2050. La carne in provetta permetterebbe di abolire l’allevamento intensivo e la macellazione, e allo stesso modo migliorerebbero sensibilmente anche i livelli di inquinamento atmosferico, sul quale il metano e gli altri gas serra prodotti dal bestiame incidono molto.

Gli ostacoli ovviamente non sono pochi: nonostante numerosi tentativi, gli scienziati non sono riusciti a coltivare con successo cellule staminali embrionali di bovini, suini o pollame, seppur siano andate a buon fine quelle di topi, ratti, scimmie e umani. Anche le cellule utilizzate da Post, che provengono da tessuti già adulti, non si dividono con ritmi sufficienti a sostenere questo tipo di produzione, e questo sarà probabilmente il primo problema da risolvere. Un’ulteriore difficoltà risiede nel mezzo di coltura, poiché al momento la carne artificiale viene fatta crescere in siero fetale di vitello, un terreno di coltura ottenuto da sangue bovino preso da impianti di macellazione. Gli scienziati devono ancora trovare un’alternativa che non coinvolga prodotti derivati da animali morti. Non di minore importanza è la difficoltà che si incontra nell’indirizzare le staminali a differenziarsi in un particolare tipo cellulare, in questo caso cellule muscolari, e in seguito sostentarle con apporto di ossigeno e nutrienti.

Costolette e controfiletti in provetta sono dunque ancora piuttosto lontani, ma questo primo esperimento potrebbe aver aperto una finestra sul futuro, anche se le reazioni non sono tutte positive. Come riporta la Coldiretti, tre italiani su quattro non mangerebbero l’hamburger in provetta, neanche se cucinato da uno chef di fama.

Riferimenti: Cultured Beef

Credits immagine: David Parry/PA Wire via Cultured Beef