Libertà di ricerca: l’Italia è ultima in Europa

Qui nel “bel paese” della ricerca scientifica sembra interessarci ben poco. A dimostrarlo è uno studio coordinato da Andrea Boggio, della Bryant University, e presentato durante la Terza sessione del Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica, organizzato a Roma dal quattro al sei aprile scorsi dall’Associazione Luca Coscioni, con il titolo “Colmare il divario tra scienza e politica”. Quella che emerge è una vera e propria mappa, che fotografa impietosamente l’arretratezza del nostro Paese: in tema di libertà di ricerca e autodeterminazione dei pazienti l’Italia sarebbe infatti ultima in Europa, e solo trentacinquesima tra le 42 nazioni censite in tutto il mondo. Davanti a noi, anche molti paesi emergenti.

La ricerca, realizzata grazie al finanziamento dall’associazione Coscioni, ha analizzato quattro aree di ricerca e di trattamento medico: le tecnologie di procreazione assistita, l’uso di staminali embrionali, le scelte di fine vita, aborto e contraccezione. Per ogni ambito, i ricercatori hanno assegnato un punteggio in base alle legislazioni vigenti in ogni paese e al grado di libertà dei ricercatori, operatori sanitari e pazienti. Al primo posto della classifica c’è il Belgio, con 163 punti, seguito da Olanda e dagli Usa. L’Italia ha totalizzato 83 punti, meno di Messico e Vietnam, mentre all’ultimo posto ci sono le Filippine con 38 punti.

“L’Italia ha una legislazione avanzata solo sull’aborto, mentre ci sono paesi meno sviluppati economicamente che hanno già affrontato certi dibattiti in modo più costruttivo”, ha commentato Boggio. “Un altro scopo del nostro lavoro è stato il confronto con gli stati vicini, in cui si vede che certe cose proibite qui generano soltanto viaggi della speranza dei pazienti verso l’estero, come accade per il suicidio assistito in Svizzera”.

Secondo l’ex Ministro degli Esteri Emma Bonino, i risultati della ricerca sono il frutto della diffidenza che esiste in Italia nei confronti della scienza. “Qui qualunque risultato è visto con sospetto, e anche la raffigurazione stessa dei ricercatori è negativa nella percezione comune”, ha spiegato infatti Bonino. “L’interazione fra mondo della ricerca e politica dovrebbe essere migliorata, perché il metodo scientifico è l’unico argine agli ideologismi e alle illusioni, come quelle che abbiamo visto nel caso Stamina”.

Come migliorare quindi il rapporto tra scienza e politica nel nostro paese? Secondo Roberto Bertolli, direttore dell’ufficio europeo dell’Oms, una soluzione potrebbe essere l’introduzione di un “science advisor” per il Presidente del Consiglio, come avviene già in molti altri paesi.

Riferimenti: Research and Self Determination Index

Credits immagine: James Palinsad/Flickr

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