Lifting al veleno

Un avversario davvero competitivo per il botulino, che promette di rivoluzionare il rapporto che donne e uomini hanno con le rughe e aiutare chi, per esempio, soffre di ipersudorazione. È il fosfolipide A2, una neurotossina presente nel veleno di alcuni serpenti capace di fermare la trasmissione nervosa, che presto potrà essere usata per confezionare creme antirughe o unguenti per combattere la sindrome da “mani sudate”. Ma questo è solo uno degli aspetti della ricerca svolta dal gruppo del dipartimento di scienze biomediche dell’Università di Padova. “Il nostro studio ha anche dimostrato qual è il meccanismo biochimico che consente al veleno di molti serpenti di paralizzare i muscoli e conferma una delle teorie da tempo avanzate in questo campo”, spiega Cesare Montecucco, professore ordinario di patologia e Padova e a capo del gruppo di ricerca. Il primo passo è stato capire come funzionasse il meccanismo di paralisi innescato dal veleno. “Abbiamo prima costruito un modello in vivo”, spiega Montecucco, “poi, grazie alla collaborazione con uno dei laboratori più avanzati nella spettrometria di massa, quello della Scuola di Medicina di Southampton, abbiamo potuto svelarne il funzionamento dal punto di vista biochimico”. I ricercatori hanno così visto che quando la neurotossina attacca la membrana della terminazione nervosa provoca un taglio nella membrana stessa e la formazione di una molecola di lipofosfolipide e una di acido grasso. Queste sostanze alterano la composizione della membrana presinaptica rendendola più propensa alla fusione con le vescicole che contengono i neurotrasmettitori, le molecole che consentono il passaggio di informazioni nervose. Il prezioso contenuto di queste sacche si perde, quindi, e i muscoli non ricevono più gli ordini che erano partiti dal cervello: è la paralisi. Il meccanismo descritto dai ricercatori di Padova conferma una delle teorie a proposito della fusione della membrana, un fenomeno di estremo interesse perché alla base anche dell’invasione da parte di virus e batteri. Il modello teorico, presentato negli anni Ottanta da due scienziati russi, prevede un intermediario di fusione. “Noi abbiamo dimostrato che la fusione è promossa dal lipofosfolipide e dall’acido grasso”, sottolinea Montecucco. E proprio a partire da questi due elementi il gruppo di Padova ha pensato di sfruttare la propria scoperta mettendo a punto una crema antirughe con un effetto simile a quello della tossina botulinica. “In presenza di una terminazione nervosa iperfunzionante, se induciamo una paralisi temporanea la facciamo tornare allo stato fisiologico. Il meccanismo è lo stesso usato dal botulino”, spiega il ricercatore. Si può quindi agire sui muscoli della fronte, dove possono comparire rughe precoci, su quelli agli angoli della bocca e così via. Con il vantaggio del “fai da te”, senza dover andare dal medico per scomode punture. Lo svantaggio è che, trattandosi di sostanze naturali, la loro azione svanisce in poche ore. Insomma, la crema bisognerà mettersela ogni sera, di iniezioni di botox ne basta una ogni due-tre mesi. Allo stesso modo si potrà risolvere il problema dell’eccessiva sudorazione, per esempio della mani, dovuta a una iperproduzione di acetilcolina che sarà fermata grazie alle sostanze contenute nella crema. La sicurezza del prodotto è garantita dal fatto che sia i lipofosfolipidi sia gli acidi grassi sono presenti negli alimenti comuni. “La crema l’abbiamo già confezionata e provata noi qui in laboratorio: funziona”, assicura Montecucco.

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