L’imbroglio dei vaccini per la lingua blu

Fino a qualche mese fa, l’Istituto zooprofilattico Sperimentale delle Venezie era considerato un eccellenza scientifica di cui andare fieri per il nostro Paese. Ora in molti li chiamano invece “mercanti di virus”. Tutto nasce da un inchiesta dell’Espresso, che ad aprile ha svelato un’indagine della Procura di Roma in cui si ipotizza una lunga serie di reati a carico di figure di spicco dell’istituto e di alcuni manager della casa farmaceutica Merial, per un presunto traffico di virus dell’influenza aviaria, e per lo sfruttamento illecito di un kit diagnostico brevettato del centro di ricerca veneto. A distanza di tre mesi dalle prime rivelazioni, oggi emerge una nuova tranche dell’indagine, e dai polli si passa alle pecore. A darne notizia per primo il sito de il Tempo: tra i 41 indagati ci sarebbero infatti anche due dirigenti pubblici, accusati di illeciti relativi alla diffusione del vaccinoovino per la “Blue Tongue”, o linguablu, che a partire dal 2003 sarebbe stato imposto sul territorio nazionale in assenza di una effettiva emergenza sanitaria. Un vaccino inutile costato decine di milioni di euro allo stato, e che, è questa almeno l’ipotesi della Procura di Roma, avrebbe addirittura favorito la diffusione della malattia negli allevamenti italiani.

I due protagonisti della nuova indagine sono Romano Marabelli, direttore generale del Dipartimento Alimenti e Sanità Veterinaria del Ministero della Salute, e Vincenzo Caporale, che all’epoca dei fatti contestati dalla procura era direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise. Per entrambi, l’accusa è di aver “causato la diffusione della blue-tongue, per siero conversione da virus vaccinale, provocando ingenti danni al patrimonio zootecnico nazionale”. Stando alla ricostruzione degli investigatori, nella campagna vaccinale 2003-2004 i due dirigenti avrebbero infatti imposto l’utilizzo di un vaccino prodotto in Sud Africa, in assenza di qualunque sperimentazione clinica che avesse valutato gli effetti indesiderati del farmaco sugli animali.

Il risultato: la vaccinazione non proteggeva le pecore, ma le faceva ammalare. “Ne ero convinto già dal 2003”, ha spiegato a il Tempo Fortunato Ladu, del Movimento dei pastori sardi. “Dopo le vaccinazioni molti animali morivano. E quelli che restavano in vita si ammalavano di artrite, orecchioni, fibromi alle ovaie. Le femmine non erano più in grado di partorire e, quindi, di produrre latte”.

E non è tutto. Marabelli, insieme ad altri dirigenti del Ministero della Salute e tre manager di aziende farmaceutiche, è accusato infatti di corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e falsità ideologica, per aver imposto il piano di vaccinazione nazionale per la blue tongue attraverso una gestione “dispotica e monopolistica” dell’emergenza. In assenza di una effettivo pericolo sanitario, gli imputati avrebbero infatti disposto per le campagne 2006-2007, 2007-2008 e 2008-2009 l’acquisto di circa 3.578.800 dosi di vaccino in esubero, provocando un immenso danno erariale per le casse dello stato. Solo nella Regione Sardegna, tra i principali allevatori di ovini in Italia, parliamo di oltre due milioni e mezzo di euro. Il tutto, secondo gli investigatori, per favorire l’azienda farmaceutica Merial Italia, in cambio di elevate somme di denaro, viaggi e finanziamenti a convegni e centri di ricerca.

“Abbiamo fatto di tutto per opporci alla vaccinazione, ma la Asl ce lo imponeva se si voleva spostare i greggi da un comune a un altro”, racconta ancora Ladu su il Tempo. “L’anno scorso è scoppiata un’altra ondata di blu-tongue, con un nuovo sierotipo. Le case farmaceutiche, come nel 2003, avevano già il vaccino pronto. E ora la Ragioneria di Stato, con un cavillo burocratico, ha bloccato i 25 milioni di euro stanziati dalla Regione Sardegna come indennizzo ai pastori”.

A portare avanti l’inchiesta sulla blu tongue sarà ora il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, lo stesso che indaga sul caso dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e i virus dell’aviaria. I 41 indagati hanno ricevuto nei giorni scorsi l’avviso di chiusura indagine, ossia l’atto che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, e presto si potrebbe dunque arrivare al processo.

Via Wired.it

Credits immagine: Escube/Flickr

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