L’universo di Kauffman

Stuart Kauffman
A casa nell’universo. Le leggi del caos e della complessità
Editori Riuniti, 2001
pp. 412, 38.000 lire 19,62 euro

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Negli ultimi tre decenni la comunità scientifica ha potuto assistere a una ribellione da parte di alcuni suoi membri, mossi da motivazioni più filosofiche che sperimentali. Una rivolta che, dopo essersi impadronita dei concetti elaborati dal filosofo della scienza Thomas Kuhn, ha invocato per sé stessa lo statuto di nuovo paradigma. Questo insieme eterogeneo di scienziati provenienti da molti paesi e da molte discipline, creatori di un coacervo di teorie tra le quali “tira un’aria di famiglia” e che va sotto il nome di “Teoria della Complessità”, vuole rappresentare una rottura con la vecchia scienza “riduzionista”, colpevole soprattutto di negare ogni direzione all’evoluzione, frutto invece del puro caso. I rivoluzionari hanno basi sparse in tutto il mondo, ma tra le più importanti c’è sicuramente il Santa Fé Institute, nel New Mexico con punti di contatto dentro e fuori dagli Usa. Nato alla metà degli anni Ottanta, questo istituto, insediatosi in un ex convento, ha cominciato a sfornare modelli matematici con l’esplicita intenzione di cogliere una legge universale (qualcuno lo ha chiamato “Il Grande Algoritmo”) che renda ragione di come la realtà passi dal semplice al complesso, e cioè da livelli di complessità minima a livelli più articolati, insomma dalle particelle elementari ai sistemi sociali ed economici.

Uno dei “big” di Santa Fé è sicuramente Stuart Kauffman, biochimico di professione e filosofo per vocazione, che del concetto di “auto-organizzazione” ha fatto il suo cavallo di battaglia. E il suo libro “A casa nell’universo” rappresenta appunto una sintesi tra il filosofico e lo scientifico della sua visione della vita e dell’evoluzione. Si tratta di un modo di vedere le cose in contrasto con la biologia tradizionale, così allergica al finalismo e a tutto ciò che sia in odore di teleologia. Perché è proprio questa la proposta di Kauffman: accanto alle leggi fisiche (per esempio quelle della termodinamica) tradizionalmente note, che spingono verso uno stato di massima entropia, la realtà possiederebbe anche dei principi di auto-organizzazione, che spingerebbero verso livelli di ordine sempre più elevati. Questi principi, che regolano il sorgere spontaneo di ordine “gratuito”, nel caso dell’origine e dell’evoluzione della vita andrebbero ad affiancarsi alla pressione selettiva nota dai tempi di Darwin. A detta di Kauffman noi esseri umani non siamo dunque un accidente di passaggio, ma piuttosto siamo “a casa nell’universo”, voluti non da un intelletto superiore ma dalla stessa costituzione fisica del mondo. Secondo l’autore, la stessa democrazia pluralista, che apparentemente con i quark e con i telomeri ha ben poco a che vedere, rappresenta invece uno stadio necessario dell’evoluzione del reale, voluto dagli stessi principi di auto-organizzazione che hanno imposto ai nostri antenati di uscire dal mare. Il saggio divulgativo di Stuart Kauffman, scritto in modo piacevole, ci fornisce quindi un interessante resoconto della posizione di un biochimico nell’annoso dibattito sul senso della vita. Rimane però il dubbio se tutto ciò c’entri con la ricerca scientifica.

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