Categorie: Vita

Ma come fanno gli avvoltoi

Come fanno gli avvoltoi, celeberrimi divoratori di carcasse, a proteggere il loro organismo dalla costante esposizione agli agenti patogeni contenuti nella loro dieta? Grazie al loro speciale codice genetico, che possiede caratteristiche che lo rendono unico, secondo il primo studio condotto sul genoma dell’avvoltoio monaco, e pubblicato su Genome Biology.

L’avvoltoio monaco (Aegypius monachus) è il più grande uccello da preda al mondo, con una lunghezza che può superare i 110 cm e un’apertura alare di oltre 2 metri e mezzo. Questa specie ha un ruolo chiave nell’ecosistema, che consiste nel rimuovere le carcasse in putrefazione ed arrestare il diffondersi di malattie.

Ma come fanno gli avvoltoi, costantemente esposti agli stessi agenti patogeni di cui prevengono la propagazione, a non essere a loro volta infettati? Nonostante gli scienziati abbiano sempre sospettato che essi siano dotati di sistemi immunitari molto efficienti, in grado di prevenire l’infezione da parte dei microbi ingeriti assieme al cibo, fino ad ora si sapeva poco o nulla della componente genetica che rende questi uccelli così unici al mondo.

“Questo è il primo genoma di un avvoltoio di questo tipo che è stato analizzato,” ha spiegato Jong Bhak, autore principale dello studio: “Studiandolo abbiamo confermato che la capacità dell’avvoltoio monaco di resistere alle infezioni ha una causa genetica. Capire in che modo questo funziona potrebbe aiutare a migliorare la salute anche degli esseri umani”

Bhak e il suo team hanno sequenziato il genoma di un avvoltoio monaco e l’hanno confrontato con quello dell’aquila di mare testabianca, sua vicina parente. In questo modo i ricercatori hanno potuto individuare le caratteristiche genetiche che hanno permesso all’avvoltoio di adattarsi al suo stile di vita e alla sua dieta. In particolare, le variazioni genetiche riguardavano la regolazione della secrezione dell’acido gastrico, oltre ad altre associate invece alla difesa contro infezioni microbiche e virali. Queste includevano, per esempio, geni in grado di permettere alle cellule di individuare gli agenti patogeni e di eliminarli prima dello sviluppo di un’infezione.

I ricercatori hanno anche potuto calcolare che le due specie, l’avvoltoio monaco e l’aquila di mare, si sono separate circa 18 milioni di anni fa, più recentemente del previsto.

Riferimenti: Genome Biology doi: 10.1186/s13059-015-0780-4

Credits immagine: Julius Rückert. via Wikipedia

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

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