Categorie: Spazio

Ma Curiosity non ha scoperto la vita su Marte

Sembrava troppo bello che Curiosity, il rover della Nasa arrivato da pochi mesi su Marte, avesse già fatto una scoperta tale da “entrare nei libri di storia”. Questa voce, che si è velocemente diffusa online la scorsa settimana, dopo che Npr aveva reso pubblica un’intervista a John Grotzinger, uno dei principali ricercatori della missione e geologo del California Institute of Technology, non avrebbe invece molto di vero e sarebbe frutto di un fraintendimento delle dichiarazioni del ricercatore. 

A rivelarlo è Mashable che, passata l’eccitazione iniziale, ha cercato di carpire qualche informazione in più dal team della missione, dal quale è stata cortesemente informata che i ricercatori non hanno riscontrato nei campioni analizzati da Sam (Sample Analysis at Mars) risultati di tale portata quale quella lasciata intendere nelle notizie. Tanto che il rover, appena cinque giorni dopo aver analizzato quei campioni, ha lasciato il posto, raccogliendo altre rocce lungo la strada. 

La frase di Grotzinger, a quanto pare, non era direttamente riferita ai risultati delle analisi di Curiosity. Piuttosto concludeva una dichiarazione in cui il ricercatore spiegava che la Nasa aveva appena ricevuto i dati relativi ai primi campioni di suolo marziano studiato dal rover grazie al Sam, il laboratorio in miniatura del gioiello della Nasa, in grado di individuare molecole organiche, quelle che contengono carbonio e sono potenziali indicatori della presenza, anche passata, di forme di vita. E anche se lettori e gli internauti, scienziati compresi, hanno immediatamente pensato che Grotzinger volesse dire che Curiosity aveva effettivamente scoperto la presenza di molecole organiche, questo ancora non è chiaro perché per ora i dati sono ancora top secret. 

Quello che è certo, stando al team della Nasa, è che il ricercatore del Caltech stava cercando spiegare che Curiosity, come mai nessuna altra missione prima, contribuirà in maniera determinante ad accrescere le nostre conoscenze sul Pianeta Rosso e in questo senso è una missione storica. E su questo non c’è dubbio: nei pochi mesi passati su Marte ha già scoperto tracce di un antico fiume superficiale e ha determinato che gli astronauti potrebbero sopravvivere alle radiazioni presenti sul pianeta. 

“La missione sta producendo un volume di dati scientifici di grande valore senza precedenti”, ha detto Grotzinger a Mashable. “Molti di questi ci aiuteranno a ricostruire antiche condizioni ambientali su Marte che potrebbero aver ospitato qualche forma di vita nel passato del pianeta. Abbiamo solo cominciato questo viaggio indietro nel tempo”. 

A dire il vero, già il giorno dopo il rilascio dell’intervista il social media team che gestisce la presenza sui social network di Curiosity aveva tentato (forse un poco debolmente) di limitare il pettegolezzo con un tweet sul profilo del rover (@MarsCuriosity). 

“È sempre molto difficile arginare la diffusione di voci come questa”, ha spiegato Veronica McGregor,social media manager della Nasa. “Allo stesso tempo è grandioso vedere quante persone si siano interessate a quello che il rover potrebbe scoprire”. Se è quando questa scoperta avverrà, precisa, sarà annunciata come sempre è stato attraverso una conferenza stampa dal quartier generale dell’agenzia spaziale Usa. 

Insomma, tanto rumore per nulla? Così sembrerebbe, eppure è proprio delle ultime ore un’altra dichiarazione, stavolta fatta da Charles Elachi, direttore del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa a margine del convegno International Aerospace Day organizzato dall’ Università Sapienza di Roma, che aggiunge pepe e incertezza in merito ai risultati ottenuti da Curiosity. Secondo quanto riportato dall’Ansa, infatti, Elachi avrebbe detto: “ Forse Curiosity ha trovato su Marte molecole organiche semplici. Sono dati preliminari ancora da verificare, tuttavia è importante sottolineare che il rover non è dotato di strumenti per trovare tracce biologiche (che indicherebbero la presenza passata di forme di vita, nda ) ma solo quelli per riconoscere molecole organiche (i mattoni necessari alla vita così come la conosciamo, nda )”. 

Cosa abbia voluto dire Elachi, che ha spiegato di non aver ancora visto di persona i dati, sarà probabilmente chiaro il prossimo 3 dicembre, quando l’agenzia statunitense terrà una conferenza stampa ufficiale al prossimo meeting dell’American Geophysical Union a San Francisco. “ Conferenza stampa tuttavia– sottolinea McGregor – che è in programma dal giorno in cui Curiosity è atterrato su Marte e non coincide con uno specifico annuncio”.

Via: Wired.it

Credits immagine: NASA/JPL-Caltech/Malin Space Science Systems

Caterina Visco

Laureata in Scienze Biologiche, ha lavorato come web content editor per il portale medico Yahoo!Salute. Nel 2009, dopo uno stage a Internazionale, approda a Galileo, dove, oltre contribuire alla produzione dei contenuti, è community manager e coordinatrice della redazione. Scrive per diverse testate giornalistiche tra cui L'espresso, Wired, Le Scienze, Mente e Cervello, Nova - Sole 24 ore, Il Venerdì di Repubblica.

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  • Le molecole organiche sono i mattoni della vita cosi' come noi la conosciamo.
    Averle identificate su Marte significa che, almeno sul nostro sistema solare, la vita non è stata solo un privilegio del nostro pianeta e che possiamo ipotizzarla anche altrove, sia pure sbocciata in tempi diversi!

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