Ma l’embargo colpisce i più deboli

“Embargo: sanzione economica con cui uno o più paesi sospendono i rapporti commerciali con uno o più paesi, come ritorsione e mezzo di pressione a seguito di crisi politiche internazionali o di fatti giudicati inammissibili”. La definizione enciclopedica non fa una grinza anche se non lascia trasparire per nulla le sofferenze delle popolazioni dei paesi colpiti da questo tipo di sanzioni. E la storia moderna è piena di esempi. Spesso di drammatici fallimenti, considerando che l’embargo quasi mai ha ottenuto l’effetto sperato.

L’embargo più vecchio e, secondo molti osservatori internazionali, il più anacronistico, è quello che da 36 anni gli Stati Uniti mantengono nei confronti di Cuba. Era il 1960 quando venne deciso dalla Casa Bianca per rispondere alle nazionalizzazioni del governo cubano ed era il 1962 quando, in seguito alla “crisi dei missili”, venne inasprito. Passano gli anni ma l’embargo resta in vigore. Lo stesso Clinton, pur in un mondo lontano anni luce dalla guerra fredda, ha trovato il modo di confermarlo.

Ma la maggior parte delle sanzioni internazionali sono state decise direttamente dalle Nazioni Unite. Il 22 maggio del 1994 l’Onu stabiliva l’embargo totale nei confronti di Haiti, il 15 settembre quello petrolifero e militare nei confronti dell’Angola, mentre nell’ottobre dello stesso anno le Nazioni Unite rimuovevano l’embargo commerciale nei confronti del Sudafrica, deciso a suo tempo per via del regime di Apartheid. Un embargo, quest’ultimo, durato sì diversi decenni ma che non si è mai riusciti a far rispettare: troppo importante l’oro sudafricano e fortissimi anche gli interessi economici internazionali (compresi quelli italiani) anche al tempo della segregazione razziale.

Dal palazzo di vetro delle Nazioni Unite partirono gli strali per il regime libico colpevole di non voler consegnare a un tribunale inglese o americano i due agenti dei servizi di sicurezza libici accusati dell’attentato di Lockerbie. Così scattò, nell’aprile del 1992 il blocco di tutti i voli da e per la Libia, eccetto quelli umanitari.

Pesanti conseguenze hanno pagato i popoli della Serbia e del Montenegro per il rifiuto dei loro governanti di ritirare le truppe dalla Bosnia dove infuriavano i combattimenti. Era il maggio del 1992 quando fu deciso l’embargo totale rimosso soltanto nel novembre del 1995.

Situazione, se possibile, ancora più drammatica in Iraq, dove l’invasione del Kuwait da parte delle truppe di Saddam, il 2 agosto del 1990, provocò quattro giorni dopo l’embargo decretato dalle Nazioni Unite. Un blocco che negli anni ha certamente messo in ginocchio la popolazione irachena ma che, per quanto riguarda le forniture militari, è stato sempre aggirato attraverso la frontiera con la Giordania e col traffico navale nel porto di Aqaba.

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