Categorie: Società

Madri a rischionel sud del mondo

Non c’è donna che metta al mondo un figlio senza rischiare la sua stessa vita. Ma nei paesi più poveri del pianeta il rischio spesso diventa realtà. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni giorno circa 1600 donne muoiono a causa di complicazioni dovute alla gravidanza e al parto. Circa il 90 per cento di queste morti riguarda le donne dell’Asia e dell’Africa subsahariana, il restante 10 per cento colpisce gli altri paesi in via di sviluppo e meno dell’1 per cento quelli industrializzati. Soltanto qui si può contare su un’assistenza sanitaria ginecologica e ostetrica adeguata, mentre la scarsità dei servizi e il mancato intervento specialistico sulle complicazioni legate alla maternità (severe emorragie, infezioni, eclampsia, disturbi cardiaci, anemia) causano dal 25 al 33 per cento dei decessi tra le donne in età riproduttiva nei paesi in via di sviluppo.

Le cliniche ginecologiche, i centri di diagnosi prenatale, le sale parto e i reparti di neonatologia super attrezzati, confortevoli e puliti dell’Occidente sono lontani anni luce. La discrepanza tra aree povere e ricche del mondo è enorme. Per ridurla, l’Oms si è posta un obiettivo: dimezzare la mortalità materno-infantile entro il 2000. E questo è il messaggio che verrà lanciato in tutto il mondo in occasione della tradizionale “Giornata mondiale della salute”, che si svolgerà il 7 aprile e che quest’anno è dedicata alla maternità, con lo slogan “Safe motherhood”, maternità sicura.

I buoni propositi della maggiore organizzazione sanitaria mondiale, che invita gli Stati a farsi carico del problema e suggerisce alcune linee guida, offrendo il suo supporto, sembrano però lontani dal realizzarsi. Anche se in alcuni paesi il programma Oms “Maternità sicura” – di cui si occupa la divisione di Sanità riproduttiva, con il sostegno della World Bank, dell’Unicef, dell’Unfpa e di diverse organizzazione non governative – sta cominciando a raccogliere frutti. Innanzituttto, attraverso il potenziamento dell’assistenza specializzata.

Nello Zimbawe, ad esempio, dove il 30 per cento dei parti avviene senza alcuna assistenza, il governo ha lanciato un piano nazionale per accrescere il numero delle ostetriche del 50-60 per cento attraverso l’organizzazione di specifici corsi nelle aree rurali. E nel Ghana il ministro della Sanità ha sviluppato un protocollo clinico, diffuso a tutti i livelli dei servizi sanitari, per favorire l’identificazione e il trattamento delle complicazioni associate alla gravidanza. Nel Lesotho, invece, sono stati messi a punto alcuni protocolli nazionali a cura di levatrici ed ostetriche. Tuttavia, a tutt’oggi, soltanto il 53 per cento dei parti nei paesi in via di sviluppo avviene con l’assistenza di personale specializzato, mentre il 35 per cento delle donne non riceve alcuna forma di assistenza prenatale e il 70 per cento è praticamente abbandonata a se stessa subito dopo il parto.

In molti paesi del mondo diverse barriere ostacolano il cammino delle donne in gravidanza verso l’ospedale: la distanza, i costi, gli eccessivi impegni familiari e domestici, la mancanza di potere decisionale, la povertà. In molte aree rurali, una donna su tre vive a più di cinque chilometri dal primo servizio sanitario accessibile e 80 su 100 abitano a più di cinque chilometri dall’ospedale più vicino. Uno studio condotto a Zaira, in Nigeria, ha messo in evidenza che per accedere ai servizi sanitari è necessario il permesso del marito: ma se il partner è quasi sempre presente durante il parto in casa, spesso si dimostra contrario al trasferimento della partoriente in ospedale. Nel Malawi il 53 per cento delle donne -rivela un sondaggio – afferma che a causa del tanto lavoro domestico non ha abbastanza tempo per recarsi in un servizio sanitario per andare a partorire. Nella Tanzania rurale, l’84 per cento delle donne partorisce a casa sebbene preferisca recarsi in un ambulatorio, a causa delle distanze e della mancanza di mezzi di trasporto. Una strada lunga e difficile come quella che divide queste donne da quelle che, in altre parti del pianeta, possono viversi una maternità gioiosa e sicura.Per saperne di più: safemotherood@who.ch

Admin

Articoli recenti

Mesotelioma, 9 casi su 10 sono dovuti all’amianto

Si tratta di una patologia rara e difficile da trattare. Colpisce prevalentemente gli uomini e…

9 ore fa

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

3 giorni fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

5 giorni fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

6 giorni fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

1 settimana fa

Leptospirosi: perché crescono i casi a New York?

Mai così tanti casi di leptospirosi in un anno dal 2001: a contribuire all’aumento delle…

1 settimana fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più