I tagli della finanziaria hanno colpito ovunque, ma non qui: oggi, infatti, al centro delle polemiche c’è un piano da 16 miliardi per l’acquisto da parte del governo italiano di 131 caccia bombardieri F-35. Gli aerei militari verranno prodotti dal colosso degli armamenti statunitense Lockheed Martin, ma al programma miliardario partecipa anche Finmeccanica, attraverso le sue controllate Alenia e Selex. Ma tutto questo già si sapeva da quasi un decennio.
Il nostro paese si è impegnato all’acquisto dei caccia nel 2002, quando ha aderito al Joint Strike Fighter Program (Jsf). Si tratta di un programma trentennale stipulato da nove nazioni (Australia, Canada, Danimarca, Inghilterra, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Turchia e Usa) con lo scopo di avviare la produzione su vasta scala di un nuovo caccia militare. A quel tempo, il governo italiano ha investito 1 miliardo di dollari per finanziare lo sviluppo tecnologico del modello scelto dagli Stati Uniti, ovvero il bombardiere F-35. Così facendo, l’industria italiana ha avuto accesso a una fetta dell’appalto: Alenia e Selex si occuperanno, rispettivamente, della produzione di ali, sistemi ottici e radio del velivolo targato Lockheed Martin.
Oggi il piano a lungo termine prevede che i 9 paesi sostenitori acquistino un totale di 3173 velivoli, gran parte dei quali (2433) andranno a rinnovare l’arsenale statunitense. L’Italia, da parte sua, dovrà acquistare per tutto il periodo 2013 – 2024 una dozzina di aerei ogni anno. Il prezzo di un F-35 oscillerà intorno ai 122 milioni di euro ma, a fronte degli accordi stretti con Lockheed, non è ancora chiara l’entità degli utili dovuti a Finmeccanica, anche se è noto che 1200 paia d’ali verranno prodotte e assemblate negli stabilimenti Alenia di Foggia, Nola e Cameri, nel novarese. Si tratta di una commissione affatto trascurabile, soprattutto se si tiene conto del fatto che Finmeccanica è partecipata per il 30% dal Ministero dell’Economia.
Ma nonostante le grandi promesse occupazionali sbandierate dal progetto Jsf, le ricadute positive sul territorio nazionale potrebbero deludere le attese. Gli stessi Usa, infatti, nutrono dei dubbi in merito alla realizzazione degli F-35: lo sostiente il Government Accountability Office (Gao), che ha riscontrato finora un ritardo di 5 anni sulla road map e un incremento dei costi del 26% circa. Questo significa che i grandi stabilimenti di Cameri potrebbero aprire i battenti solo nel 2018. Le ripercussioni sull’occupazione sarebbero altrettanto insufficienti visto che, secondo Fim-Cisl, tra catena di montaggio e indotto i nuovi posti di lavoro non supererebbero le 1000 unità.
Tuttavia, il campo bellico è da sempre considerato un settore di business assai proficuo per le industrie di casa nostra. Infatti, secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), l’Italia occupa il nono posto della classifica globale di esportatori d’armi. Come mostra un rapporto indipendente pubblicato nel 2010, nel solo periodo 2004 – 2008 l’Italia ha autorizzato l’esportazione di armamenti per un valore pari a 16 miliardi di euro. Cifre da capogiro, visto che, a partire dal 1990, le aziende nostrane hanno venduto nel complesso 37 miliardi di euro in armi di vario tipo.
In contrasto, però, l’Italia sostiene da sempre spese militari molto elevate: i dati raccolti dal Sipri ne stimano l’ammontare intorno ai 28 miliardi di euro annui. Di questi, solo 3,5 vengono destinati agli investimenti, mentre la maggiore voce di bilancio riguarda il mantenimento e l’esercizio del personale delle forze armate. Ovvero, un apparato colossale di 180mila uomini (esclusa l’Arma dei carabinieri) che costa 11 miliardi di euro all’anno. A conti fatti, resta ancora da capire se il programma Jsf non sia altro che l’ennesima goccia nell’oceano.
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In un paese in cui la gente si suicida per mancanza di lavoro, negli ospedali si tagliano posti letto, cure, servizi e “MANCANO I SOLDI”
PER TUTTO chi approva, delibera, effettua questa operazione dovrebbe essere CONSIDERATO come “TRADITORE DELLA PATRIA” e condannato alle FOSSE ARDEATINE.
Cordiali Saluti
Preghiera. Prego per l’Italia, prego per coloro che non hanno i soldi per mandare avanti una famiglia, prego per i disabili per i quali non ci sono più soldi, ma soprattutto prego perché i nostri “SIMPATICI” governanti ABBANDONINO L’IDEA di comperare i FAMOSI aerei da GUERRA i BOMBARDIERI F35 i quali costano cadauno (cioè ognuno) € 122.000.000 cioé 236.224.940.000 (oltre 236 miliardi delle vecchie lire ogni uno. Se consideriamo che ne devono comperare 131 ho provato a fare il calcolo sulla calcolatrice ma il numero non ci sta. Preghiamo e pregate perché non lo facciano