Mappato il batterio della lebbra

Nuove speranze per sconfiggere una delle più antiche malattie umane, che colpisce ancora oggi 490 mila persone ogni anno, vengono dalla mappatura genetica del batterio della lebbra. Un’équipe di scienziati anglo-francesi ha portato alla luce alcuni interessanti misteri di questo microrganismo, parente prossimo del bacillo che causa la tubercolosi. Il sequenziamento del genoma del Mycobacterium leprae e il confronto con quello del M. tubercolosis ha evidenziato che più della metà dei geni originariamente presenti nel primo parassita si sono persi, o sono diventati inattivi. Moltiplicandosi in nicchie biologiche ristrette e specializzate, questo batterio ha infatti conservato solo le funzioni essenziali alla sua riproduzione nell’ospite, eliminando così molte attività metaboliche. Secondo gli scienziati, che hanno pubblicato la loro ricerca su Nature, questa scoperta aiuterebbe a individuare tra i geni funzionali quelli capaci si scatenare la lebbra, e potrebbe portare allo sviluppo di un vaccino e di specifiche terapie farmacologiche. Un altro traguardo, come ha sottolineato il principale autore di questo studio Stewart Cole, dell’Istituto Pasteur di Parigi, sarà la messa a punto di un test diagnostico efficace che permetta di individuare per tempo l’infezione, in modo da limitare il contagio e arrestare il progredire delle lesioni. (v.n.)

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