Maratoneti d’alta quota

Si chiamano “Sky Runner”, letteralmente ‘corridori del cielo’: sono un centinaio in tutto il mondo, e sono in grado di correre una maratona a oltre 4000 metri di altitudine. Una quota dove, alla fatica della gara, si aggiunge la carenza di ossigeno, che può avere pericolose ripercussioni sull’organismo. Quando arriva meno ossigeno al cervello tutto infatti è rallentato: dalla capacità di concentrazione ai tempi di reazione. Per non parlare degli effetti provocati dal cosiddetto mal di montagna cronico: dal banale mal di testa alle vertigini, fino all’edema cerebrale.

Da qualche anno medici, psicologi e tecnici hanno cominciato a studiare questi atleti così speciali, dando vita a un progetto di ricerca che si chiama Peak Performance Project (Ppp). Attraverso lo studio delle caratteristiche biologiche, psicologiche e fisiologiche degli Sky Runners, oltre che dell’alimentazione e dei materiali che usano durante le gare, il Ppp si propone di capire come l’alta quota influisca sull’attività fisica e cognitiva. In altre parole, i ricercatori vogliono capire se e quanto un esercizio stressante come una maratona in montagna danneggi il fisico umano.

Nel progetto sono coinvolte anche numerose istituzioni scientifiche italiane: il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Trieste, l’Istituto di Psicologia dell’Università di Verona, il Dipartimento di Fisiologia umana dell’Università di Milano, l’Istituto di Tecnologie biomediche avanzate del Cnr di Milano, il Dipartimento di Cardiologia dell’Università di Padova e il Centro di Ricerca del San Raffaele di Milano.

I dati raccolti finora, ancora tutti da elaborare, dimostrerebbero comunque che ad essere deleteria è l’alta quota in sé, non l’esercizio fisico. “L’alta quota ha effetti che non sono riassorbibili immediatamente”, spiega infatti Anna Pelamatti, psicologa dell’Università di Trieste. “Studiando i vari tipi di memoria, e in particolare la capacità di ricordare i nomi propri, ho scoperto che in alta quota si fa molta fatica a memorizzare. Il mio prossimo obiettivo è condurre questi esperimenti sugli alpinisti che tornano dalle alte quote: per esempio quelli della sezione triestina del Club Alpino Italiano, che sono stati sullo Shisha Pangma. Per ora il sospetto è che gli effetti dell’alta quota sulla memorizzazione dei nomi propri duri a lungo, se non per sempre”.

Oltre che la memoria, poi, l’alta quota danneggia anche la capacità di concentrazione. Sopra i 4000 metri si fa più fatica a pensare, si allungano i tempi di reazione motoria, rallenta la velocità nel prendere una decisione. Per non parlare delle ripercussioni sulla personalità. A quelle altezze si tende ad essere più ansiosi e più angosciati perché si dorme di meno e ci si sveglia in apnea per colpa della mancanza di ossigeno.

Ma le informazioni raccolte sugli Sky Runners potranno essere utilizzate più in generale. Questi studi serviranno a comprendere, per esempio, come il nostro sistema cognitivo regga a stati di grande stress psicologico e affaticamento. E certamente la corsa d’alta quota rappresenta un buon test per cominciare.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here