Gli editori delle maggiori riviste scientifiche e i ricercatori hanno rivisto la loro posizione sulla censura preventiva dei dati degli studi scientifici. E lo hanno comunicato ufficialmente al convegno dell’American association for the advancement of sciences, in corso in questi giorni a Denver. La nuova politica è stata delineata di comune accordo in un incontro alla National Academy of Sciences dove sono stati passati in rassegna gli articoli con informazioni ‘potenzialmente sensibili’. Un brusco cambio di rotta, dopo che lo scorso anno in seguito agli attentati alle Torri Gemelle, gli editori delle principali riviste scientifiche avevano gridato allo scandalo quando l’Accademia nazionale delle scienze aveva avanzato la proposta di tenere segrete le stesse informazioni. Stando a quanto dichiarato dai responsabili di riviste del calibro di The New England Journal of Medicine, Nature, The Lancet e Proceedings of the national academy of sciences, in questo provvedimento non c’è la volontà di imbavagliare la ricerca e la divulgazione scientifica, ma è l’unica forma di tutela contro chi potrebbe usare quelle informazioni per costruire armi biologiche. “I tempi sono cambiati ”, ha dichiarato Ronald Atlas, direttore di una rivista del movimento per la biosicurezza, “e le informazioni in nostro possesso potrebbero essere impiegate per un uso scorretto; diventa quindi necessario mettere dei freni alla divulgazione”. (al.c.)
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