Metalli d’altri tempi

C’è proprio tutto: martelli per l’estrazione del minerale, macine e pestelli per la sua frantumazione, canalette d’acqua e bacili per il lavaggio, letti di arrostimento, fornaci per la fusione, crogioli, levigatoi in pietra per la pulitura e la finitura degli oggetti. Il tutto in una sola officina, grande più o meno come un moderno appartamento: intorno ai 200 metri quadrati. Unica, ma eccezionale, particolarità: l’officina risale al terzo millennio avanti Cristo. E’ stata scoperta dagli archeologi dell’Istituto per gli studi micenei ed egeo-anatolici del Cnr presso il villaggio cipriota di Pyrgos, si tratta del laboratorio più antico in assoluto dell’isola, e l’unico al mondo così di quell’epoca dove siano testimoniate tutte le fasi della lavorazione del metallo. Una scoperta che farà riscrivere la storia della metallurgia, presentata nei suoi particolari mercoledì 28 aprile a Roma dalla direttrice della missione, Maria Rosaria Belgiorno, e dall’esperto di metallurgia antica Claudio Giardino.

“Di Pyrgos, come della maggior parte dei centri antichi dell’isola, fino a qualche anno fa era ben nota solo la necropoli: tombe dell’antica e media età del bronzo, trovate tutte sotto le case del villaggio moderno”, spiega Belgiorno. “Ma in una di queste, la più ricca, sono stati trovati utensili di pietra e rame che potevano appartenere alla bottega di un fabbro dell’epoca. Inoltre Pyrgos si trova in un’ottima posizione: è sulle pendici della catena del Troodos, proprio nella zona dove gli affioramenti di minerale sono più cospicui, e a soli quattro chilometri dal mare. Non fu difficile immaginare l’esistenza di un centro per l’estrazione del minerale associato a un porto commerciale”. Così cominciarono le ricerche, che portarono nel 1995 all’individuazione di un vasto insediamento dell’età del bronzo, e l’anno successivo al primo sondaggio nel sito dell’officina, ai margini del villaggio. Nel 1997, poi, è stata scavata la prima fornace, ma solo l’estate scorsa è stato possibile, anche grazie a un finanziamento del ministero degli Esteri, scavare tutta l’area.

L’officina si trova proprio sulle rive del fiume Pyrgos da cui attingeva l’acqua necessaria ai numerosi lavaggi del minerale. “Diverse canalette percorrono il sito, come del resto è illustrato anche in trattati assai più recenti, come il De re metallica di Agricola del 1556”, racconta Giardino. “In tremila anni non è cambiato molto. Ma ci sono elementi che indicano come a Cipro la tecnica fosse piuttosto primitiva e addirittura più arretrata di quella allora in uso nel Vicino Oriente. Per esempio, sono state rinvenute scorie di dimensioni molto piccole, perché venivano frantumate per recuperare le gocce di rame che vi fossero rimaste imprigionate. Da ciò deduciamo che la tecnica di fusione non era molto raffinata. E cominciamo anche a porci domande sui rapporti culturali di Cipro con i paesi d’oltremare, che forse non erano così intensi come comunemente si crede”.

Ma non è questo l’unico interrogativo a cui le indagini, che sono per ora solo agli inizi, dovranno trovare risposta. Tra i forni, ne è stato trovato uno veramente unico, con moltissimi fori. Forse si tratta di un sofisticato sistema di ventilazione che gli studiosi dovranno studiare a fondo. Inoltre, le numerose immagini trovate inducono a ipotizzare che l’officina fosse anche un luogo di culto. Non c’è da stupirsi: anche qui, nell’isola che ha dato il nome al rame, la lavorazione del minerale era allora agli albori, riservata a oggetti di pregio e con molta probabilità un’arte eccezionale, ancora immersa in un’aura di mistero. “Nella prossima campagna indagheremo a fondo un’area dove è stata rinvenuta una lastra di pietra infissa verticalmente al suolo al centro di un alloggiamento per crogioli. Ha di certo un significato religioso e potrebbe riservarci grandi sorprese”, conclude Belgiorno. Che è anche intenzionata ad andare oltre. Una ricognizione ha rivelato la presenza di officine analoghe nei pressi di quella già ritrovata. E’ dunque possibile che gli scavi porteranno un giorno alla luce i resti di un intero complesso industriale di grande entità.

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