Metti il verme nel piatto

Insalata di vermi, polpette di ragno e paté di formiche. Questo è il menù per almeno due miliardi di persone. E ben presto potrebbe diventare anche il nostro. È questo infatti il tema affrontato nella prima conferenza internazionale dal titolo “Insects to feed the world”, organizzata dalla Fao e dal Centro di ricerca Wageningen a Ede, in Olanda dal 14 al 17 maggio.

Il problema di sfamare il mondo infatti è più che reale. La Fao stima che la produzione alimentare dovrà aumentare del 70 per cento entro il 2050 per poter soddisfare i bisogni una popolazione globale di nove miliardi di individui, e per fornire cibo agli essere umani e mangime agli animali si consumano sempre più risorse. Infatti, per esempio, è stato valutato che il 70 per cento dei terreni agricoli del mondo è già direttamente o indirettamente dedicato alla produzione di carne. Perciò, partendo da questo, gli esperti riuniti in Olanda, si chiedono se in futuro – con una popolazione mondiale in aumento e consumatori sempre più esigenti – sarà possibile ancora produrre sufficienti quantità di proteine animali. E per questo cercano di studiare possibili fonti alternative, come gli insetti appunto.

Ma gli insetti (e non solo) possono effettivamente sfamare il mondo? Sicuramente si tratta di una fonte abbondante, hanno bisogno di nutrienti poco preziosi per sopravvivere e mangiarli potrebbe anche ridurre l’uso di pesticidi. Inoltre si tratta di un cibo ricco di proteine, amminoacidi e grassi buoni, oltre che di calcio, ferro e zinco in quantità addirittura maggiori della carne bovina.

In molte regioni del mondo poi gli insetti sono già da tempo consumati abitualmente come cibo, tanto che si contano oltre 1.900 specie nei menu di tutto il globo. Tra i più mangiati si contano i coleotteri (31%), i bruchi (18%), le api, le vespe e le formiche (14%), i grilli e le cavallette (13%), considerati però spesso cibo per poveri o il suo uso addirittura un’abitudine primitiva. Mangiare insetti (entomofagia) non è poi un’abitudine così lontana dalla nostra cultura. In Italia, ricorda la Coldiretti, sopravvivono alcuni esempi di formaggi prodotti con insetti come il pecorino “marcetto”, il formaggio “saltarello”, il “formai nis” e il “casu marzu” (un pecorino sardo colonizzato dalla mosca casearia). E in tutta Europa l’alta cucina sperimenta ricette con croccanti creature multizampe.

“Non stiamo dicendo che le persone da domani dovrebbero cominciare a mangiare insetti”, ha dichiarato Arnold van Huis, entomologo dell’Università di Wageningen, che nel 2013 ha pubblicato per la Fao uno studio dal titolo Insetti commestibili: prospettive future per la sicurezza alimentare e per il foraggio animale. “Quello che lo studio cerca di dire è che gli insetti sono una delle risorse fornite dalla natura, ancora non pienamente sfruttate come cibo per l’essere umano e, soprattutto, come alimentazione per gli animali”.

Riferimenti: Fao; Nature news doi:10.1038/nature.2014.15192

Credits immagine: sama sama – massa/Flickr

1 commento

  1. Mi chiedo come mai si continui a spingere per far accettare alla popolazione una cosa così schifosa, anzichè informare sui vantaggi ambientali (e di gusto) di una scelta vegetariana. Davvero, non capisco come si fa a preferire un piatto di ragni a un piatto di fagioli.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here