Nella miniere d’oro del Queensland, vivono batteri le cui colonie formano sottili strati (biofilm) attorno ai grani del prezioso metallo. Il biofilm è in grado di dissolvere la superficie con cui entra in contatto, provocando la formazione di ioni tossici. Questi però, a loro volta, distruggono le pareti cellulari dei batteri. Un ecosistema insensato, destinato all’autodistruzione? Tutt’altro: per difendersi, i batteri trasformano di nuovo gli ioni in nanoparticelle di metallo, che poi si uniscono dando luogo a merletti d’oro molto più puro dei grani originali (contenenti spesso argento e mercurio).
La storia a lieto fine è raccontata questo mese su Geology da Frank Reith dell’Università di Adelaide (Australia). Modificando geneticamente i batteri – ipotizzano i ricercatori – in modo da renderli fosforescenti durante la reazione che purifica l’oro, i biofilm potrebbero diventare importanti metal detector.
Riferimento: doi: 10.1130/G31052.1
Credit immagine: Rob Lavinsky/iRocks.com/Wikimedia
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