Migrazioni internazionali

Umberto MelottiMigrazioni internazionali. Globalizzazione e culture politicheBruno Mondadori, 2004pp. 231, euro13,50Lavorano nell’agricoltura, nelle industrie, nella ristorazione. Trovano spazio anche come collaboratori domestici e le donne come badanti. Ma spesso li troviamo per le strade a vendere prodotti contraffatti o di contrabbando, a lavare i vetri delle automobili, a prostituirsi. Sono queste le mille facce dell’immigrazione che proprio in questi giorni torna a essere di grande attualità in Italia con i numerosi sbarchi di clandestini sulle coste meridionali. Nel volume di Umberto Melotti, edito da Bruno Mondadori, le grandi migrazioni internazionali dal sud al nord del mondo e recentemente dall’Europa dell’est all’Occidente vengono analizzate come il segno di un’epoca di crisi e di transizione, profondamente influenzata dal processo di globalizzazione. Non più quindi la continuazione dei vecchi flussi migratori, ma qualcosa di diverso, cioè “l’inizio di un nuovo grande processo destinato a ridisegnare sul lungo periodo la mappa etnografica del mondo”, come si legge nel libro. In tutto questo una parte importante la gioca proprio la globalizzazione: i maggiori contatti reali e virtuali diffondono nei paesi a un grado di sviluppo intermedio, come Cina, India, e alcune nazioni dell’Africa, la sensazione di deprivazione relativa che motiva una grande parte delle migrazioni; inoltre la presenza nei paesi in via di sviluppo delle grandi multinazionali, il commercio e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa hanno favorito una “socializzazione anticipata” ai valori e ai modelli di comportamento delle aree più sviluppate. E ancora la possibilità di maggiori guadagni e la relativa facilità degli spostamenti hanno spinto, e continuano a farlo, molte persone a cercare un futuro migliore lontano dal proprio paese. Allo stesso modo, dice Melotti, anche le migrazioni influenzano la globalizzazione, con il moltiplicarsi di beni e servizi “esotici” e con l’introduzione di lingue, culture, religioni diverse, tutti elementi che concorrono alla formazione di società multirazziali, multietniche e multireligiose. Questi concetti però sono da maneggiare con cura, perché spesso sono accompagnati da problemi. Pensiamo alle dichiarazioni di “invadenza islamica” espressa da alcuni prelati della Chiesa cattolica e dagli esponenti di alcuni partiti politici, Lega Nord in testa, in seguito all’ordinanza di un magistrato che si era espresso per la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche di un comune abruzzese, in seguito al ricorso di un genitore di religione islamica. La convivenza non è facile, dunque, e quella delle migrazioni è stata una sfida per quelle nazioni maggiormente esposte ai flussi migratori, soprattutto per quelli europei. Nel volume si affronta, paese per paese, l’analisi dei diversi processi di integrazione e dei progetti sociali messi in atto in base alla diversa cultura politica. Il caso italiano viene affrontato in dettaglio, riportando i numeri degli immigrati anno per anno, analizzando i vari provvedimenti legislativi in materia dalla legge 943 del 1986 fino all’attuale Bossi-Fini, e mettendo l’accento anche sul problema della clandestinità e degli immigrati colpevoli di reati. Secondo l’autore, il nostro paese, quarto per immigrazione in Europa, può dare una risposta originale nello sviluppo di una politica d’integrazione che rispetti le diversità culturali attingendo al suo retaggio di paese da sempre multiculturale. La penisola, infatti, è stata nei secoli crogiuolo di popoli e culture e su questa base si può tentare un progetto che favorisca il dialogo tra italiani e immigrati. E che possa contribuire all’elaborazione di una risposta europea alle nuove sfide della globalizzazione.

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