La mindfulness combatte l’ansia al pari di un antidepressivo

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(Foto: Jared Rice su Unsplash)

A ogni persona può capitare di provare ansia in alcuni momenti della propria vita: quando deve sostenere un esame, sottoporsi a una visita medica o a un colloquio di lavoro. Sentirsi ansiosi in momenti come questi è perfettamente normale. Tuttavia alcune persone hanno difficoltà a controllare le proprie preoccupazioni e l’ansia diventa eccessiva o persistente tanto da condizionare la vita quotidiana. Queste forme di ansia possono diventare panico vero e proprio e bloccare la persona. Combatterle in alcuni casi richiede l’uso di farmaci, ma anche una maggior consapevolezza di sé stessi e del momento presente – quella che chiamiamo mindfulness – può essere d’aiuto. Con un efficacia paragonabile a quella di un antidepressivo, secondo quanto rivela oggi uno studio pubblicato sulla rivista Jama Psychiatry.

Nel trattamento dei disturbi di ansia infatti farmaci ansiolitici e antidepressivi sono molto utilizzati, ma spesso presentano problemi di assuefazione, effetti collaterali e non risolvono il problema alla radice. Possono essere utili soprattutto nelle prime fasi della terapia ma in molti casi la loro efficacia si perde al momento della sospensione.

Esistono però altre tipologie di trattamenti, vantaggiosi per chi soffre di questa tipologia di disturbi, che prevedono interventi basati sulla consapevolezza di sé stessi, come il Mindfulness-Based Intervention (MBI). Nello specifico, il programma di riduzione dello stress MBSR, acronimo di Mindfulness-Based Stress Reduction, utilizza la mindfulness, “cuore della meditazione buddista”, per allenare l’attenzione, la consapevolezza non giudicante, la compassione e la saggezza affinché divengano strumenti quotidiani per conseguire serenità e uno stile di vita più sano, contrastando lo stress e l’ansia. Insegna a riconoscere le fonti di stress e a rispondere agli stimoli anziché evitarli o a reagire impulsivamente e automaticamente. L’addestramento alla consapevolezza mira a focalizzare la mente sul momento presente e gli individui si esercitano a vivere i pensieri e le sensazioni come fenomeni transitori.

I ricercatori, guidati da Elizabeth A. Hoge, docente di psichiatria alla Georgetown University, hanno reclutato 276 adulti affetti da disturbi di ansia generalizzata, ansia sociale e panico per chiarire se l’MBSR può essere considerata una valida alternativa ad una terapia farmacologica per combattere l’ansia. Gli esperti hanno valutato la gravità dei sintomi d’ansia dei partecipanti, all’inizio del trattamento, dopo 8 settimane e dopo 12-14 settimane per i controlli di follow-up, utilizzando una scala di valutazione convalidata che va da 1 a 7, dove 7 indica ansia grave. Ai pazienti è stato assegnato, in modo casuale, un trattamento MBSR o farmacologico con escitalopram, psicofarmaco comunemente utilizzato per combattere i disturbi d’ansia.

I risultati non rivelano differenze significative tra le due terapie. In particolare, dopo otto settimane i pazienti che hanno sperimentato la minddulness sono migliorati in media di 1.35 punti e quelli trattati con il comune psicofarmaco di 1.43. Entrambi i gruppi hanno mostrato, durante i controlli di follow-up, un miglioramento dei loro disturbi. Ma l’approccio di MBSR è risultato più sicuro e meglio tollerato rispetto al farmaco.

Anche se lo studio ha riguardato un campione piccolo, la Mindfulness-Based Stress Reduction appare quindi un’opzione terapeutica con un’efficacia paragonabile a quella di uno psicofarmaco utilizzato per la cura dell’ansia, come spiegano gli autori. “È importante notare che sebbene la meditazione consapevole funzioni, non tutti sono disposti ad investire il tempo e gli sforzi per completare con successo tutte le sessioni necessarie e fare regolarmente pratica a casa, il che migliora l’effetto” conclude Hoge.

Riferimenti: Jama Psychiatry; Georgetown University Medical Center

Credits immagine: Jared Rice su Unsplash