Risolto il mistero dell’acqua urticante: la medusa capovolta colpisce a distanza

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(Foto: Allen Collins and Cheryl Ames)

È sempre stata considerata pressoché innocua per l’essere umano, eppure sarebbe proprio lei la responsabile del misterioso fenomeno conosciuto come “acqua urticante“, sperimentato da molti nuotatori in diversi paesi del mondo. È la “medusa capovolta“, la Cassiopea xamachana, così detta perché vive adagiata sul fondale con i tentacoli rivolti verso l’alto, per esporre alla luce le alghe fotosintetiche che ospita al suo interno e da cui trae principale nutrimento. Secondo uno studio pubblicato sulle pagine di Communications Biology, questa specie, che assume diverse colorazioni e abita le acque basse e riparate degli oceani di tutto il mondo, può colpire anche a distanza rilasciando nell’acqua un muco urticante che paralizza piccole prede con cui all’occorrenza integra la sua dieta.

Bruciore e prurito: caccia al colpevole

La ricerca nasce dalla collaborazione fra lo Smithsonian’s National Museum of Natural History, l’Università del Kansas e l’U.S. Naval Research Laboratory e prende spunto proprio da un problema di sicurezza per gli stessi scienziati, oltre che per i militari e per i comuni bagnanti. Alcuni membri del team, infatti, come Cheryl Ames e Allen Collins, avevano vissuto in prima persona la spiacevole esperienza di avvertire bruciore e prurito sulla pelle mentre nuotavano vicino alle meduse capovolte. Un indizio, questo, che aveva suggerito diverse ipotesi sul fenomeno dell'”acqua urticante”, come la dispersione di frammenti di tentacoli recisi o la presenza di altri animali marini urticanti, come i pidocchi di mare o gli anemoni.

Cassiosomi, i proiettili della medusa

A orientare le indagini sulle meduse capovolte è stato un ulteriore indizio: osservando gli esemplari ospitati negli acquari del museo, infatti, i biologi si sono accorti che gli animali rilasciavano del muco quando venivano disturbati e mentre si nutrivano. Sospettando che la chiave del mistero potesse trovarsi lì, hanno osservato il muco al microscopio scoprendovi la presenza di piccole strutture globulari in sospensione, che hanno battezzato cassiosomi.

(Foto: Cheryl Ames and Anna Klompen)

Tecniche più sofisticate di diagnostica per immagini hanno permesso di scoprire che le strutture globulari sono dotate in superficie di cellule ciliate (che ne favoriscono il movimento ) e cellule urticanti o nematocisti mentre al loro interno si trova una sostanza simile a quella che dà consistenza alla medusa. Curiosamente, in questo nucleo gelatinoso gli studiosi hanno trovato la stessa alga di colore ocra che vive all’interno della medusa in una relazione simbiotica.

Sui tentacoli della medusa i cassiosomi si trovano concentrati intorno a piccole formazioni concave. Quando le meduse vengono provocate, i “proiettili” si staccano lentamente a migliaia e si mescolano con il muco emesso dalla medusa.

Non di sole alghe

Ma a cosa serve questo avanzato armamentario bio chimico sviluppato dalla medusa Cassiopea? Indagando, i ricercatori hanno scoperto che i cassiosomi contengono 3 diverse tossine e possono uccidere un tipo di piccoli gamberetti, come si vede nel video.

L’ipotesi è quindi che questo meccanismo rientri nella strategia alimentare delle meduse capovolte. Quando la fotosintesi non è sufficiente e si rende necessario un supplemento alimentare, il muco tossico potrebbe permettere agli animali di immobilizzare piccole prede di cui nutrirsi.

Riferimenti: Communications Biology

(Credits immagine di copertina: Allen Collins and Cheryl Ames)

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