Mare, le 5 meduse più pericolose del Mediterraneo

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Trasportate dal moto ondoso e dalle correnti, grazie ai loro affascinanti ombrelli gelatinosi, abitano principalmente le acque libere, ma non di rado si avvicinano fino alla costa. Diventando, molto spesso, motivo di preoccupazione per i bagnanti. Si tratta delle meduse, organismi che appartengono al gruppo degli Cnidari (insieme ai coralli) caratterizzati da un corpo gelatinoso composto da un ombrello, che ne favorisce il galleggiamento, e da tentacoli vicino alla bocca, provvisti di piccole cellule urticanti (cnidoblasti) che, a seconda delle specie, differiscono per la tossicità e, di conseguenza, pericolosità. Se, infatti, si viene accidentalmente a contatto con i loro tentacoli, contenenti un liquido tossico (nematocisti) che viene rilasciato in seguito a uno stimolo meccanico o chimico, alcune meduse sono per noi del tutto innocue, altre invece provocano reazioni dolorose, mentre altre ancora possono persino essere mortali. Quali sono quelle di cui dovremmo preoccuparci nei nostri mari?

Le meduse più pericolose del Mediterraneo

A parte la Caravella portoghese, nome scientifico Physalia physalis, i cui avvistamenti si stanno facendo più frequenti nei nostri mari, nel Mar Mediterraneo non ci sono specie particolarmente pericolose per le persone Tuttavia, quelle che abitano i nostri mari possono comunque provocare fastidiose punture e dolorose reazioni. Ed ecco, quindi, un elenco delle 5 specie di meduse del Mediterraneo da cui è meglio tenersi alla larga, che abbiamo stilato con l’aiuto di Edoardo Casoli, ricercatore di Biologia ed Ecologia Marina presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza.

Pelagia noctiluca

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Pelagia noctiluca

È la medusa più comune e famosa tra tutti i bagnanti a causa delle sue dolorose punture (se ne contano decine di migliaia ogni anno). Si tratta di una specie che si diffonde sia in acque costiere che in acque aperte ed è riconoscile grazie al suo caratteristico colore violaceo, che la rende tanto affascinante quanto pericolosa.

Physalia physalis

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Nota anche con il nome di Caravella Portoghese, più che una singola medusa si tratta di una vera e propria colonia di meduse (Sifonoforo) raccolte sotto un ombrello modificato a forma di vela che permette loro di sfruttare il vento per muoversi. E anche per questa specie, i colori violacei e bluastri lasciano presagire una certa pericolosità. “Sebbene molto rara, negli ultimi anni ha cominciato a farsi vedere più di frequente lungo le coste italiane”, commenta Casoli. “Fino ad oggi, un solo caso di puntura è risultato mortale in Sardegna”.

Chrysaora hysoscella

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(Foto: Ishikawa Ken/Flickr CC)

Chiamata medusa compasso per via delle decorazioni a forma di V sull’ombrello, è particolarmente diffusa nello Ionio e in Adriatico. Spesso usata per la sua bellezza come ornamento negli acquari, Chrysaora hysoscella è una medusa davvero pericolosa che causa delle fastidiosissime lesioni cutanee: la grande superficie occupata dai tentacoli, quindi, rappresenta un rischio per i bagnanti.

Carybdea marsupialis

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Questa specie è l’unica cubomedusa presente in Mediterraneo. “Il nome di questo gruppo deriva dalla tipica forma a scatoletta dell’ombrello”, precisa Casoli. “Meno pericolosa delle cugine mortali che popolano le acque australiane, la si trova principalmente in Adriatico dove le sue dolorose punture colpiscono migliaia di bagnanti ogni stagione estiva”. Rispetto alle altre specie nominate finora è più piccola (l’ombrello non arriva a 10 cm di diametro) e soprattutto molto meno colorata e appariscente. È stata segnalata per la prima volta nel 1878 e si pensa sia una specie aliena.

Drymonema dalmatinum

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(Foto: Liza Gomez Daglio via Wikipedia CC)

Questa specie, invece, è la più grande che possiamo trovare nel Mediterraneo, tanto che l’ombrello può raggiungere anche 1 metro di diametro. “Per lungo tempo non sono stati registrati avvistamenti” commenta Casoli. “Tuttavia negli ultimi 15 anni, soprattutto in Adriatico, è stata riportata con più frequenza. Data la sua rarità, la distribuzione di questa specie non è ancora stata compresa, e non è indubbio il suo potenziale urticante”.

Più meduse a causa del riscaldamento globale

Negli ultimi anni, le meduse si stanno moltiplicando e diffondendo in maniera significativa, tanto che gli avvistamenti sono aumentati anche di dieci volte. “Tuttavia, più che di invasori, possiamo parlare di animali vincenti o favoriti almeno in questo periodo della storia naturale del nostro pianeta”, spiega Casoli


Gli alieni” più strani e pericolosi avvistati nei nostri mari


Infatti, se da una parte il riscaldamento globale favorisce l’ingresso e la proliferazione di specie aliene di origine tropicale nel Mediterraneo, dall’altra le attività antropiche sono responsabili del fenomeno di crescita numerica delle popolazioni di meduse. I porti, per esempio, costituiscono aree ideali per lo sviluppo delle fasi del loro ciclo vitale. “Ma è senza dubbio la pesca intensiva che causa uno squilibrio nella lotta alle risorse trofiche”, continua Casoli. “La pesca, infatti, elimina i competitori delle meduse nella cattura di piccoli crostacei ed altri organismi dello zooplancton. E, quindi, l’abbondanza di meduse, che si cibano di uova e larve di pesci, contribuisce insieme alla pesca intensiva al collasso delle popolazioni delle specie ittiche, causando così forti riduzioni di ricavi di questo settore economico”.

Le meduse aliene

A causa della sua storia, della sua conformazione e delle tantissime navi che ogni giorno lo attraversano, il Mediterraneo rappresenta uno dei bacini più soggetti all’ingresso di specie aliene. “Sebbene non siano il gruppo più abbondante tra gli alieni, anche nello zooplancton gelatinoso ci sono specie non tipiche delle nostre coste e del nostro mare”, spiega Casoli. Per esempio, “la specie Rhopilema nomandica, molto urticante, è stata avvistata per la prima volta alla fine degli anni ’70 lungo le coste israeliane, ma nel corso degli ultimi anni ha percorso tutto il bacino orientale, spingendosi fino a Malta, ed è molto probabile che a breve arriverà nelle nostre acque”. 


Una mongolfiera arcobaleno negli abissi: è un nuovo ctenoforo


Dalla sua comparsa, inoltre, si sono registrate forti diminuzioni della specie nativa Rhizostoma pulmo, che sembrerebbe dunque perdere la competizione con questa specie invasiva. “L’incremento delle temperature previsto per l’immediato futuro, così come le crescenti e incontrollate attività antropiche costiere (acquacoltura, traffico marittimo) favoriranno sempre di più l’ingresso e la proliferazione di specie aliene, con conseguenze imprevedibili, ma sicuramente dannose per i fragili ecosistemi mediterranei e le economie locali”, conclude Casoli. 

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1 commento

  1. Ormai esistono prodotti che proteggono dall’urticazione delle meduse, io li uso e in farmacia si trovano facilmente, dunque è possibile fare il bagno più tranquillamente senza rischiare troppo. Leggendo però che nei nostri mari ci sono specie così differenti e anche pericolose, non so se si possa mai essere completamente liberi di nuotare serenamente!!!!

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